L’abbiamo invocato, l’abbiamo atteso, l’abbiamo sperato e abbiamo avuto fiducia, ma alla fine il salto di qualità, dopo 26 giornate, non è ancora arrivato. Sarà così fino alla fine?
DOMENICA DIVERSA – E’ una domenica diversa da tutte le altre. Rispetto alla rabbia percepita nell’ambiente dopo cocenti sconfitte e delusioni, oggi l’odore nell’aria è quello della rassegnazione. Una rassegnazione figlia di quella incapacità di riuscire a determinare, incidere e anche solo poter provare a competere per traguardi importanti.
BIPOLARISMO DA SERIE B – La Serie B è un campionato tanto strano quanto spietato. Ogni sabato costringe giocatori, allenatori, tifosi e giornalisti a nuovi scenari. Se due settimane fa le prospettive erano tornate ad essere quelle dei playoff, dopo 7 partite in ripresa, oggi invece sono bastate due sconfitte contro le big per far riaffiorare spettri da cattivissimi pensieri. Un vero e proprio ‘bipolarismo’ che sarebbe stato evitabile con un po’ di continuità di risultati. Una parola che, purtroppo, sembra non esistere quest’anno, se non solo nei nostri sogni.
FONDAMENTALISMO? NO GRAZIE – Come sempre i discorsi sono i soliti, così come i difetti del Pisa. Il fondamentalismo di Aquilani ai suoi dettami tattici è venuto meno ormai da tempo. Chi si ostina a guardare alle partite dei nerazzurri pensando che il tecnico abbia ancora la stessa precisa idea di gioco delle primissime settimane non ha capito che il vento, per fortuna e almeno da questo punto di vista, è cambiato. Purtroppo però anche se ci sono diverse cose buone, nonostante miglioramenti dal punto di vista del gioco, più pratico, bastano i soliti problemi, che siano mentali o meno, per far cadere quello che a tutti gli effetti è un castello di carte.
FRAGILI – Il Pisa è diventato un gruppo ed una squadra, ma è fragile, troppo a livello mentale, fisico e strutturale. Lo dimostra con le 7 partite nelle quali ha subito gol (Le sconfitte col Cosenza, con il Lecco, con Parma (due volte) e Venezia, il pareggio con il Bari e la sconfitta già acquisita con gol a tempo scaduto con il Modena. I nerazzurri ora, senza queste défaillance, avrebbero 7 punti in più e parleremmo di un’altra classifica. Ma non possiamo limitarci a questo.
AQUILANI STA FALLENDO – Il tecnico nerazzurro purtroppo sta fallendo in questo momento. Al di là di tutto ha una rosa allestita per concorrerei ai playoff e non riesce mai a compiere e a far compiere il salto di qualità ai suoi ragazzi. A dirlo non sono soltanto i giornalisti, ma anche tutti gli allenatori che hanno affrontato il Pisa e che si sono lanciati in lodi sperticate sulla qualità della rosa nerazzurra. Da Pirlo all’ex D’Angelo, passando per lo Pecchia e lo stesso Vanoli. Nessuno sa spiegarsi perché il Pisa si trovi in questa posizione di classifica. Cos’è che non funziona ormai lo abbiamo detto innumerevoli volte. La crescita c’è ma non basta per aggredire i playoff e in questo momento l’unico obiettivo possibile sembra essere quello della tranquillità e della salvezza.
SALVEZZA E STUPIDITA’ – C’è un filo sottile però che divide il parlare di salvezza oggi, dal parlare di salvezza tra agosto e novembre. Un filo sottile che si può spiegare in vari modi. Principalmente dal punto di vista degli investimenti. Una squadra che ha speso 6 milioni di euro dal mercato più 19 di stipendi non può concorrere per la salvezza e gli obiettivi sono stati dichiarati ad inizio stagione. Nonostante nel corso della conferenza stampa Giovanni Corrado abbia parlato solo di “far meglio rispetto alla stagione precedente” (obiettivo oggi fallito) e di “progetto biennale”, il presidente Giuseppe Corrado, nella cornice delle logge dei banchi, teatro della presentazione delle maglie 2023-24, ha parlato comunque di playoff e Serie A. Gli stessi protagonisti della dirigenza si sono posti una domanda importante: “La domanda non è se, ma quando andremo in Serie A”. Ecco quindi il primo motivo per cui perché parlare di salvezza era stupido, ad agosto come a settembre. Tra ottobre e novembre poi le attenuanti si sprecano. Una quantità di infortuni tra legamenti crociati e collaterali, uniti ai normali infortuni ‘stagionali’ ha portato ad Aquilani numerose difficoltà. Poi qualcosa è cambiato. Gli infortuni si sono drasticamente ridotti, i calciatori sono stati recuperati e il Pisa ha iniziato ad assorbire i dettami tattici del tecnico, ma i problemi e i difetti sono rimasti sempre gli stessi. A gennaio inoltre, poco scientemente, la società ha acquisto solo Bonfanti e non ha migliorato il resto della rosa. Così la salvezza, visto che il Pisa non è mai riuscita a competere contro le big, è diventata nel girone di ritorno una questione attuale. Oggi parlare di salvezza non è più una follia, ma una realtà.
CONTANO I RISULTATI – Il vero problema grave è stiamo parlando di una squadra che potrebbe tranquillamente ambire per i playoff, ma che ha limiti tecnici, di tenuta atletica (solo 8 giocatori su 26 hanno disputato per 90 minuti il 50% delle loro partite), ma soprattutto mentali, tanto da richiedere più di un mental coach. E questo è un problema e una responsabilità tanto dell’allenatore, quanto della società. Purtroppo nel calcio contano solo i risultati e il Pisa non sta ottenendo i risultati che tutti si aspettavano. Il calendario ha messo di fronte i nerazzurri prima col Parma, poi col Venezia. Ora tocca al Modena, poi il Cittadella, quindi una ‘pausa’ dagli scontri di alta quota con la Ternana e ancora il Como e il Palermo. Il Pisa deve fare risultato in queste gare, altrimenti tornerà a scricchiolare anche la panchina di Aquilani. Con 30 punti in 26 gare i nerazzurri hanno una media di 1,15 punti a partita, pari a circa 43,84 punti nella proiezione di fine stagione. Troppo pochi per ambire a una salvezza tranquilla. E questi dati non possono non pesare sulla sicurezza della panchina del tecnico nerazzurro.