Ormai siamo entrati nell’ultimo terzo di campionato. Tra numeri e scelte tecniche, analizziamo il Pisa di Pazienza che si ritrova terzo a soli quattro punti dal primo posto con una gara in più. Quali sono i punti forti di questa squadra e quali i punti deboli? Il Pisa può ancora migliorare per fare il definitivo salto di qualità. Vediamolo insieme.
La vittoria esterna di ieri chiude un digiuno esterno che durava dal 20 novembre 2017, giorno della vittoria per 0-3 contro la Pro Piacenza. Quella contro l’Arzachena è stata una vittoria con molte cose positive e molte cose negative, emblematiche di quella che è la gestione Pazienza. Come sempre, la ragione sta dalla parte di chi vince, perciò cerchiamo di capire insieme dove ha ragione il giovane allenatore neroazzurro. Ovviamente si può sempre migliorare, perciò cercheremo di capire anche cosa funziona meno e dove può ancora migliorare il Pisa per poter fare il definitivo salto di qualità.
I NUMERI – I numeri parlano chiaro. Alla 21esima giornata il Pisa aveva ben 13 punti di svantaggio dal Livorno. Oggi, dopo altre 5 giornate, il distacco si è ridotto a 4 con il Pisa che ha una gara in più rispetto alla prima in classifica e ha ridotto anche lo svantaggio dal Siena (da 4 a 2 punti). Se guardiamo la classifica del girone di ritorno i neroazzurri sono in testa con 15 punti (uno in più di Alessandria e Viterbese), il Siena insegue al quarto posto con 13 lunghezze, mentre il Livorno è decimo con 8 punti. I numeri dicono anche che il Pisa, guardando alle gare del girone di ritorno, ha il secondo miglior attacco, secondo solo a quello dell’Arzachena. Pazienza ha dalla sua un altro dato. Se dovessimo contare solo le gare di campionato dal suo arrivo sulla panchina del Pisa, escludendo le prime 9 giornate della gestione Gautieri, il Pisa sarebbe primo a 31 punti assieme al Livorno e il Siena terzo a 28 punti.
I MERITI – Partendo dall’attacco, Pazienza ha tra i suoi più grandi meriti quello di avere recuperato un calciatore che si era perso per strada, ovvero Maikol Negro, prima a secco di gol, ma oggi capace di segnare ben 6 gol nelle ultime 8 partite disputate dai neroazzurri. Dal 4-3-3 asfittico di Gautieri, Pazienza ha variato molto schema affidandosi alla “filosofia dell’occupazione degli spazi”. Parlando di schemi, Pazienza è spesso passato dal 4-4-2 al 4-2-3-1 e agli inizi, passando per una reinterpretazione del 4-3-3. La squadra ha così trovato una nuova quadratura, anche se cambiare troppo spesso modulo può alla lunga essere controproducente. Anche in difesa si sono trovati nuovi equilibri, con Birindelli che, risolto il problema dei crampi, si è imposto come terzino titolare, con Carillo che ha conquistato il posto con buone prestazioni e altri giovani come Filippini e i due portieri Voltolini e Petkovic oltre al più maturo Ingrosso. Pazienza ha inoltre dimostrato che questa squadra non ha titolari veri, gioca chi è secondo lui più in forma, come giusto che sia. Questo viene percepito però in maniera duplice, perché se è vero che in una squadra deve giocare chi è più in forma è anche vero che ci si aspetterebbe un undici titolare di riferimento.
COSA NON VA – Ci sono però diverse cose che non convincono fino in fondo. Nelle ultime partite è sì vero che il Pisa ha recuperato molti punti, ma guardando nel dettaglio le gare non si ha mai la sensazione che la squadra possa reggere ad alti ritmi tutta la partita. I neroazzurri spesso faticano a mantenere la concentrazione per tutti i 90 minuti. Inoltre ogni medaglia ha il suo rovescio. Se la difesa in diverse occasioni ha brillato per la lucida follia dei giovani promettenti che la compongono, ultimamente si è ballato un po’ troppo, anche in gare vinte senza subire gol come quella contro il Monza. Anche il centrocampo ultimamente appare come un reparto dalla stabilità altalenante. Inoltre, nelle ultime due partite il Pisa ha subito ben 5 gol ed è un aspetto di cui tenere conto. In campo si faticano ad individuare leader veri che forse potrebbero aiutare a mantenere alta la concentrazione generale di tutta la squadra e si pensa alla panchina di giocatori come Lisuzzo e Mannini, rispettivamente capitano e vice capitano, forse più di altri elementi, non certo per riconoscenza, ma per indubbie qualità tecniche, duttilità tattica o carisma. Il capitano, da quando è diventato calciatore bandiera, viene impiegato con il contagocce e pare sparito dai radar. Discorso diverso invece per Lisuzzo. Le giustificazioni sulla sola “scelta tecnica” cominciano a scricchiolare e anche quelle sulla “non bocciatura” del calciatore. La gara con l’Arzachena ne è una prova, perché Lisuzzo fino a questo momento era apparso come la prima riserva di Carillo, mentre ieri Pazienza gli ha prima preferito nella formazione titolare Sabotic e poi, quando Ingrosso si è fatto male, ha scelto di mettere dentro un Carillo a mezzo servizio (un rischio per l’incolumità del calciatore) invece di un Lisuzzo fisicamente più integro. Non aiuta in questo contesto il calendario degli allenamenti, quasi sempre a porte chiuse per i giornalisti, che rendono molto difficile capire come stanno le cose durante la settimana. L’allenatore in conferenza stampa ci mette anche un po’ del suo, spazientendosi più del dovuto. Nessuno però vuole metterlo in difficoltà nel suo lavoro e il clima, prima e dopo, è sempre molto sereno. Da giocatore Pazienza ha avuto maestri, tra gli altri, del calibro di Prandelli, Guidolin, Donadoni, Mazzarri e Spalletti da cui può ispirarsi per sintonizzarsi sulla giusta frequenza anche nel rapporto con la stampa.
DOVE PUO’ ARRIVARE IL PISA? – Il Pisa, ormai è chiaro, non può più nascondersi. Proprio questo incredibile e alchemico equilibrio tra i tanti pregi e i tanti difetti della rosa ci fa capire che, se la squadra è comunque in questa posizione di classifica, il definitivo salto di qualità la proietterebbe seriamente, senza se e senza ma, a rivaleggiare non solo per i playoff, ma anche per la vittoria del campionato. In questo senso è, dati alla mano, ormai chiaro che la società ha fatto un grande lavoro nelle due finestre di calciomercato, fornendo almeno due giocatori per ogni ruolo all’allenatore, con i giocatori che stanno fuori che potrebbero tranquillamente comporre un’altra squadra che potrebbe concorrere per le prime posizioni della classifica. Ecco perché è lecito e giusto aspettarsi il massimo da questa squadra e dal proprio allenatore, poiché con qualche piccolo accorgimento il traguardo non è così lontano.