Smarrimento, rabbia e preoccupazione. È lo stato d’animo che avvolge la città sportiva questa domenica mattina dopo un altro tonfo sordo all’Arena Garibaldi. E’ il momento di mettere da parte le velleità di inizio stagione (speriamo solo temporaneamente) per uscire dal pantano. Guardare in faccia la realtà e rendersi conto che, in questo momento, il Pisa è una squadra peggiore delle altre 19 del campionato. Solo così sarà possibile invertire la tendenza. Il Pisa sulla carta non merita questa posizione, ma la realtà oggi è questa. E, prendendo in prestito una battuta del Batman Begins di Nolan, “non è tanto chi sei, quanto quello che fai che ti qualifica”.
UN GIOCO CHE NON C’E‘ – I motivi della crisi sono molteplici e li abbiamo già analizzati in numerosi articoli nei giorni scorsi. Dalle decisioni prese dall’alto da parte della società a giugno, passando per i ritardi, qualcuno inevitabile, del mercato, alcuni giocatori che non avevano mai visto il calcio italiano e un mercato in attacco non efficace, ma rischioso. Occorre invece capire cosa fare per uscire da questo pantano. Alzi la mano chi, ieri, nel corso di Pisa-Reggina, non abbia immaginato di sentir riecheggiare almeno una volta l’urlo “Movimento!” di Luca D’Angelo, quando la squadra, per larghissimi tratti della gara, è rimasta immobile e statica. Maran le ha provate tutte, ha cambiato uomini e schema, poiché ieri la sensazione era che si fosse passati più a un 4-3-3 puro, rispetto alle ultime apparizioni. Ma il gioco è mancato, specialmente dopo la mezz’ora del primo tempo, dopo il solito errore difensivo che ha causato un nuovo blackout nel cervello dei giocatori, mesti e sfiduciati. A pesare ancora una volta è stata la mancanza di una punta, di conseguenza tutto il lavoro della partita ha prodotto solo 2 tiri in porta, con Sibilli fuori ruolo, Gliozzi influenziato, Torregrossa infortunato e Masucci infortunatosi a sua volta durante la partita.
BALUARDO MASUCCI – L’immagine di questo Pisa in crisi è quindi tutta in Gaetano Masucci, ultimo baluardo di una squadra che non riesce a ritrovare la quadra. Il suo gol, tra mille imprecazioni da ogni settore dello stadio, era buono, perché a rivederlo il fallo non c’era e neanche il fuorigioco, poiché il calciatore era tenuto in gioco da Di Chiara. Ed ecco che, ancora una volta, l’arbitro Serra ci mette del suo. Ma nel grigiore di ieri anche questo episodio è passato del tutto in secondo piano. L’infortunio di Tano, ancora una volta, chiarisce che nelle strategie del mercato il Pisa purtroppo ha sbagliato tutto. Troppe responsabilità su un giocatore che, seppur bandiera nerazzurra, si avvia al suo ultimo anno di carriera e dev’essere gestito meglio, troppa fiducia in un Torregrossa, rischiato più di ogni altro quando aveva bisogno di ancora un paio di settimane di lavoro differenziato, troppo tempo perso aspettando Godot, per poi prendere Gliozzi che ora ha anche di fronte a sé un compito difficilissimo, convincere un pubblico che non potrà più perdonare nulla. Il rischio è che a gennaio questo reparto vada rivoltato come un calzino.
TIFOSI – A vincere ieri è stato solo il pubblico che ha sempre incitato la squadra durante il match, per poi attendere sotto la curva i giocatori, mostrare lo striscione “noi vogliamo gente che lotta”, cantare “meritiamo di più” e poi salutare, da sprone, la stessa squadra, con il coro “Forza ragazzi”. Una lezione di stile in un contesto in cui spesso ci si approccia con violenza ed arroganza, tanto sugli spalti, quanto sui social o altrove. Ieri ci sono stati anche due momenti ‘antipatici’ nel corso della partita, ma anche dopo. Ad esempio, un collega giornalista, che ha tutta la mia solidarietà, impegnato nella sua radiocronaca, è stato aggredito verbalmente all’intervallo da un tifoso e alcuni di noi hanno cercato di far ragionare il supporter in questione. Il tifoso di lunga data successivamente ha chiesto scusa, ma non è stata una bella scena che ha visto anche un intervento di un paio di addetti alla sicurezza del Pisa. I giornalisti fanno solo il loro lavoro, che consiste nel raccontare, far cronaca e fare anche considerazioni e domande, talvolta scomode, ma necessarie e non meritano aggressioni o risposte stizzite. Senza queste componenti non saremmo poi così diversi dal regime russo di Putin. Cerchiamo di ricordarlo.
LA SPIRALE – Non è del tutto colpa di Rolando Maran, che potrebbe anche pagare per tutti se non arriveranno risultati. Al di là delle dichiarazioni dei dirigenti, la panchina del tecnico è a rischio. Deve esserlo, perché nel calcio funziona così e se non arrivano risultati è necessario cambiare per dare una sterzata. Bisogna però anche considerare vari elementi. Ora come ora la società si trova a dover soppesare qualsiasi parola e qualsiasi decisione. “Siamo tutti in discussione” detto da Chiellini è l’emblema che, effettivamente, con la proprietà americana, tutto il gruppo dirigenziale si gioca il posto in questa stagione. Se nel breve periodo a rischiare può essere l’allenatore, come parte di un problema, il rischio è che il Pisa possa entrare in una spirale, nel lungo periodo, da cui difficilmente risollevarsi e che potrebbe anche portare a esiti del tutto nuovi negli equilibri interni. Venezia potrebbe essere decisiva, in positivo o in negativo. In positivo perché una vittoria permetterebbe a Maran di salvare la panchina e tornare a Pisa in gondola, in negativo perché perdere potrebbe portare stavolta davvero a un cambio di rotta, sfruttando la pausa di fine settembre. In questo momento insomma, il sodalizio nerazzurro deve rivedere i suoi obiettivi e pensare solo a uscire dalla zona retrocessione. Inutile sarebbe pensare di puntare ancora in alto. Bisogna guardarsi allo specchio, in faccia e pensare solo alla cultura dell’umiltà. Per evitare spirali suicide e per salvare la stagione. Oggi il Pisa è la peggiore di tutte le 20 squadre del campionato. Forse sulla carta non merita questa posizione, ma la realtà oggi è questa. E, prendendo in prestito una battuta del Batman Begins di Nolan, “non è tanto chi sei, quanto quello che fai che ti qualifica”. Il Pisa può e deve uscire da questa crisi e ha tutti gli strumenti per farlo.