Cosa resta di Pisa-Palermo? Emozioni, immagini, calore, suoni. Una giornata a dir poco perfetta, resa ancor più poetica dal tempo. Al fischio finale infatti le nubi che si erano posate per tutta la giornata sopra l’Arena Garibaldi hanno lasciato posto a un timido sole. Il finale di questo campionato è iniziato da qui, nel segno di Matteo Tramoni, nel segno di Aquilani e dei suoi ragazzi.
Novantuno, anzi, novantasette. Sono i minuti giocati da Matteo Tramoni in questo campionato. Tutti conoscevamo fin troppo bene quegli 81 minuti di Sampdoria-Pisa, una gara perfetta rovinata da un bruttissimo infortunio che ha condizionato la vita e la carriera del giocatore per i suoi 220 giorni successivi. Poi sono arrivati quei 12, magici minuti, di Pisa-Palermo. Due reti, una più bella dell’altra, prima di altri sei minuti di recupero. Minuti, attimi, momenti, in cui si può racchiudere una intera stagione.
C’erano tante storie ieri all’Arena Garibaldi. Non solo quella di Matteo Tramoni.
Storie di mentalità, quella dei tifosi che, a dispetto di tutto, hanno proseguito in una protesta resasi necessaria e di cui non si può non riconoscere il valore. Di chi ha ingoiato rospi e ha portato avanti un’idea, nel nome di un bene comune ed è stato ricompensato.
Storie di una squadra che, prima di ieri, non aveva ancora avuto un vero e proprio battesimo del fuoco. In tutto il campionato infatti non c’era ancora stato un vero momento di comunione intima tra tifosi, giocatori e ambiente. Forse era necessario soffrire così a lungo, per poter rivedere il sole, per poter vivere attimi di puro godimento, per gioire di nuovo accanto a illustri sconosciuti, divenuti partner per un breve e infinito secondo.
E’ il bello del calcio. Il bello dello sport. Che offre sempre possibilità di redenzione, anche quando tutto sembra perduto. Anche quando una stagione può sembrare quella stonata, quando la musica non sembra toccare le stesse corde che solitamente fanno vibrare l’anima.
Ci eravamo dimenticati, quasi, cosa volesse dire esultare davvero. Troppo impegnati a puntare le dita contro questo giocatore, quel dirigente, a cercare di dipanare situazioni extracalcistiche spesso incomprensibili e figlie della burocrazia.
Può una partita cambiare tutto? Difficile a dirlo, solo il tempo ce lo dirà. Di una cosa però siamo certi, quanto cazzo è stato bello ieri guardare quegli abbracci a fine partita, a bordocampo? Forse non sarà stata la partita più bella della stagione, quella perfetta senza sbavature, ma sicuramente è stata la più emozionante, perché non c’è niente di meglio che andare vicini al baratro, per poi tirare fuori tutto quello che si ha dentro per ribaltare le cose.
E ora sotto col finale di stagione, perché la salvezza è a un passo, e sognare non costa nulla.
“E adesso tutti insieme per il Pisa Sporting Club”.