Stanotte ho fatto un sogno. Eravamo sulla montagna più alta e guardavamo tutti dall’alto… (continua)
… i nostri avversari erano lontani almeno quattro punti e mi dicevano che eravamo imbattibili. Mi dicevano che nessuno sapeva difendere come noi e che il nostro miglior giocatore era talmente bravo e talmente alto da incutere timore perfino a un campione del mondo, e che potesse essere capace di calciare più potente perfino di Mark Lenders.
Ho sognato che il nostro portiere veniva da lontano ed era in grado di parare tutto, anche colpi a botta sicura a due metri dalla linea di porta e che fosse capace di dirigere la sua difesa come un direttore d’orchestra, ballando la samba.
Ho sognato che un francese, un italiano e un islandese, con la supervisione di un brasiliano, creavano un muro invisibile sul quale ogni avversario ci avrebbe sbattuto la testa.
Ho sognato che un ungherese, un rumeno, un tedesco e un austriaco circondavano chiunque avesse il pallone tra i piedi senza concedere respiro.
Ho sognato che il nostro condottiero era sempre lì, dopo così tanti anni, a sedere sulla stessa panchina e continuava a stupire tutti.
Ho sognato che un ragazzino di 20 anni si era fatto tutta la fascia e aveva calciato a botta sicura, colpendo un palo, nello stesso modo in cui Roberto Baggio, con la maglia della nazionale, lo aveva colpito nel 1999 durante Italia-Norvegia, sempre all’Arena.
Ho sognato di un gruppo che aveva sempre fame, ma restava umile e di un proprietario che non buttava i soldi dalla finestra, ma li sapeva spendere con criterio, una cosa più unica che rara.
Ho sognato che non avevamo più confini, che non contava la nazionalità, la lingua o il passato, ma eravamo tutti pisani.
Ho sognato di poter arrivare ovunque e che chiunque parlasse di noi, con meraviglia, stropicciandosi gli occhi.
Alla fine mi sono svegliato, ma era tutto vero. Non so quanto durerà, ma non vedo l’ora che sia di nuovo sabato, per sognare ancora.