La partita trappola contro il Cittadella si commenta da sola, tra ingenuità e un avversario che ha ottenuto esattamente quello che voleva, come voleva, con la complicità di un arbitraggio non proprio all’altezza della situazione. Mi preme però dover riconoscere che, ormai, il grande pubblico di una volta non c’è più. Non per chi è sugli spalti e fa il proprio dovere, tra tifo organizzato e tifoso medio, ma per chi non c’è. Ci stiamo giocando la Serie A e il dato sulle presenze è stato impietoso.
LA PARTITA TRAPPOLA – Prima di affrontare il tema che da il titolo all’articolo, torniamo sul match di ieri sera. La vittoria del Cittadella è stata apparecchiata in maniera incredibile. Un po’ da noi, che temevamo questa partita, un po’ da loro, che l’hanno buttata sul rimanere la maggior parte del tempo sdraiati, un po’ da un arbitraggio troppo frammentario, che ha fatto il gioco della squadra ospite, tra eccessive fiscalità. Sì, parliamo di questo arbitraggio. Forse è eccessivo il rosso a Lind, colpevole di aver interpretato un sentimento popolare. Perché però non sanzionare neanche Pandolfi? A cose normali sarebbe stato giallo per entrambi. Sul gol annullato a Piccinini la sensazione è che neanche il Pisa abbia capito perché sia stato annullato e neanche gli arbitri abbiano avuto la sensazione di aver capito bene cosa sia successo. Calvarese, nel suo sito ufficiale, con la rubrica “CalVar”, lo spiega così: “Nel momento in cui Piccinini colpisce il pallone di testa in posizione regolare, c’è un compagno di squadra che è in fuorigioco geografico, ma in un primo momento non punibile. Dopodiché Maniero para, compiendo in termini regolamentari un “save”, cioè una sorta di deviazione per cui non rimette in gioco nessun attaccante. Solo adesso Canestrelli va a impattare attivamente il portiere del Cittadella con un movimento (addirittura va a contatto con lui) che ha un’influenza su una sua possibile parata. Essendo una posizione di fuorigioco punibile per il suo impatto va valutato al monitor, ed è per questo motivo che giustamente il direttore di gara annulla la rete”. Canestrelli però va davvero a impattare sul portiere? A me onestamente sembra che sia lui, sia il portiere, inciampino invece sul giocatore a terra e la corsa del portiere non viene mai veramente ostacolata. Questione di punti di vista? Per la prima volta penso a un po’ di malafede, ma sono anche stanco di tutti questi commenti da parte delle altre società che fanno apparire il Pisa come se fosse lì per caso, o spinta da chissà quali poteri forti. Drizziamo le orecchie perché questo clima non mi piace.
SIAMO QUESTI – Quando ho letto il dato sulle presenze allo stadio ci sono rimasto male: 7382. Nelle ultime tre gare si è assistito a scontistiche importanti, specialmente per le ultime due in casa. Eppure non si schioda dai soliti spettatori. Ho letto tante scuse, alcune giuste e ci mancherebbe. I prezzi sono stati davvero molto alti in alcuni settori, specialmente in gradinata premium e in tribuna. Eppure neanche con scontistiche particolari si è riusciti a riempire lo stadio. La verità è che 12500 spettatori, quelli che saranno ufficiali dopo gli interventi del Comune, sono pure troppi. Servono forze fresche, ragazzi giovani e anche un maggior numero di occasionali. I gruppi organizzati e i tifosi medi presenti ormai li conosciamo, il tifo si regge su di loro. E meno male, ma è davvero deprimente giocarsi la Serie A e fare numeri da Serie C. Che fine ha fatto il “meraviglioso pubblico pisano” tanto decantato? L’amico “Leo” darebbe la colpa alla ‘capienza ridicola’, alle restrizioni, ai prezzi alti. E’ ora di guardarsi in faccia, farsi un esame di coscienza, perché non siamo più gli stessi. Anche in trasferta, quando la Curva non va a causa delle restrizioni, i numeri sono impietosi. Siamo pochi. E’ questa la verità. E chi non c’è spesso parla a sproposito. Ieri si sono visti anche gli avvoltoi, che cercavano di mangiare dalla carcassa di una sconfitta, prendendosela col mercato, dopo un intero campionato nel quale il Pisa è stato imbattuto in casa. Per non parlare di quelli che contano le visualizzazioni su gruppi privati, vantandosi di chissà quali performance, in una sorta di onanismo tutto social.