Ho in testa questo articolo da giorni, da settimane e, forse, addirittura da mesi. Puntare il dito contro qualcuno in particolare sulla vicenda Arena Garibaldi è limitante e forse anche ottuso. I problemi dello stadio pisano, dopo 30 anni di situazioni irrisolte, hanno però portato a un gravissimo stallo in città. Ci sono molte ragioni, ma anche molti torti da parte di tutti gli attori coinvolti nella vicenda. Proverò a tracciarne un quadro il più possibile fedele alla realtà e alle ragioni di tutti, tra punti di vista diametralmente opposti e situazioni molto complesse da dipanare. Cerchiamo di riflettere, consci che le soluzioni sono una precisa responsabilità e dovranno essere individuate da chi ha in mano le chiavi della città. Questo gioco al massacro non potrà andare avanti ancora a lungo. A pagarne il prezzo è tutta la città
CENNI STORICI – La prima domanda che dobbiamo porci, per capire il presente è: Come si è arrivati all’attuale capienza? Riassumo un articolo scritto qualche mese fa su La Nazione, per raccontare questa travagliata storia. Dopo il primo fallimento del Pisa, nel 1994, l’Arena Garibaldi ha vissuto un progressivo calo della capienza. Il record di 35 mila spettatori dell’epoca di Romeo Anconetani è solo un lontano ricordo. Tra il 1994 e il 1996, ritenendo complicato gestire l’impianto in Eccellenza e Serie D, l’amministrazione comunale Floriani chiuse le curve, dirottando i tifosi tra gradinata e tribuna. Nell’ultima partita casalinga nel torneo dilettanti i tifosi invasero la curva nord riappropriandosi del proprio settore. A partire dalla stagione successiva fu riaperto. Ben pochi problemi ha avuto lo stadio che ha ospitato anche la nazionale italiana nel 1999 (Italia-Norvegia di fronte a 20 mila persone). I veri problemi nacquero nel 2007. La morte dell’ispettore Raciti durante il derby tra Catania e Palermo cambiò le norme federale di sicurezza. Covarelli sborsò un milione di euro anticipando le spese del comune per iscriversi alla Serie B, ma l’esordio di coppa fu dirottato a Pistoia contro il Brescia. Da quel momento la geografia del quartiere cambiò con tornelli e cancellate. La capienza calò a 16 mila spettatori. Dopo il secondo fallimento, Carlo Battini, risparmiando sugli steward, fece calare deliberatamente la capienza sotto i 10 mila posti. Con le amministrazioni Fontanelli e Filippeschi le situazioni non sono migliorante, tanto che l’ex sindaco fu anche fischiato alla presentazione della squadra nel 2015-16. Inoltre nuovi lavori furono necessari nel 2016 durante la presidenza Petroni e il Pisa giocò al Castellani di Empoli per un periodo. Lo stadio tornò ad avere oltre 12 mila posti, ma durante la presidenza Corrado alcune perizie antisismiche rilevarono criticità alla parte destra della Curva Nord (il curvino) e alle vie di accesso e di esodo. Così lo stadio fu ridotto prima a 8500 spettatori, poi a 9942 grazie alla soluzione ad orologio da parte dell’assessore Latrofa (oggi vicesindaco).
I PROBLEMI ATTUALI E LO STALLO ARENA TRA COMUNE E SOCIETA’ – I problemi attuali sono ormai noti, ma sono il punto d’arrivo di 30 anni di criticità. Nello scorso autunno la gradinata ha iniziato a perdere i pezzi. Tra crolli di calcinacci, soluzioni da attuare in tempo di record, il settore è rimasto semivuoto per almeno un mese e mezzo. L’attuale amministrazione si è impegnata a risolvere i problemi attuando tutte le modifiche del caso. Ormai verso la risoluzione di gran parte dei problemi emergenziali, ma non strutturali, della gradinata, è la Curva Nord a tenere nuovamente banco. Ora i tifosi, impossibilitati a entrare anche oltre la capienza, protestano ulteriormente, stanchi dopo 30 anni di situazioni irrisolte, annunciando di voler rimanere fuori fino a quando non ci sarà un’adeguata capienza. Il vicesindaco Latrofa ha annunciato due soluzioni per risolvere il problema, ma ci vorranno mesi perchè vengano messe in atto. Tra Pisa e Comune di Pisa, pur continuando la situazione ad essere problematica, pur proseguendo il dialogo, vi è stato per mesi un rimpallo di colpe. Entrambi hanno ragione ed entrambi torto nella stessa misura. Il Comune di Pisa, dal canto suo, ha stipulato nel 2017 un accordo e, successivamente, una convenzione ponte, che scadrà nel 2025, per il restyling dell’Arena Garibaldi. Nonostante presentazioni in pompa magna, una selezione di 7 progetti per rifare l’Arena e tante parole spese, in 7 anni però non è stato messo nero su bianco nessun progetto definitivo e lo sviluppo di questa idea di restyling si è infranto prima con il Covid, poi all’arrivo di Knaster. Nonostante si continui a parlare di questo tema, la verità è che da quando il Pisa è stato acquistato dalla proprietà americana il progetto Arena Garibaldi è stato congelato, passando ad un altro studio di progettazione. Tutta l’attenzione della società si è concentrata sul centro sportivo. Quali sono le ragioni del Comune? L’attuale amministrazione ha steso un tappeto rosso alla società, con due varianti urbanistiche su stadio e centro sportivo, velocizzando il più possibile la lenta burocrazia italiana e rispondendo ad un assunto: “Se il Pisa vuol fare il restyling come amministrazione non possiamo permetterci di spendere soldi dei contribuenti per rimettere a posto noi l’impianto. Se venissero spesi 2 milioni di euro per risolvere il problema e 3 mesi dopo lo stadio venisse buttato giù per essere ricostruito, sarebbero soldi buttati”. Una ragione più che sufficiente per non anticipare il restyling della società e limitarsi alla manutenzione ordinaria, comunque con tanti soldi spesi. Oggi però, dopo 7 anni, la situazione si è completamente rovesciata. Il Comune si è ritrovato con un restyling non fatto, una campagna elettorale basata anche in larga parte su questo tema e l’incolumità dei cittadini a rischio, con l’obbligo di dover intervenire in prima persona, sbagliando anche più di qualcosa nella variante urbanistica, considerando la vicenda della Moschea, che ha rallentato per un periodo le tempistiche. Il Pisa, dal canto suo, ha ragione, perché affittuario dell’Arena Garibaldi, a pretendere lavori adeguati allo stadio. Ma ha anche torto, perché con le condizioni attuali ha i prezzi più alti del campionato e non ha accennato a volersi occupare come priorità di questo restyling. Ha anche ragione, perché la burocrazia ha frenato molto sia lo stadio, sia l’idea per il centro sportivo, ma ha comunicato male, nel caso del centro sportivo, annunciando l’inizio dei lavori più e più volte con date irrealistiche, ma anche non comunicando più niente ufficialmente in merito al restyling stesso, rimanendo completamente nel silenzio ed evadendo la questione. Non si tratta di “fare le pulci alle parole” di un presidente, semplicemente la comunicazione da questo punto di vista è stata fallace. Ecco perché è nata l’idea di vendere l’Arena dal Comune di Pisa alla società nerazzurra. Il Comune ha iniziato così anche a chiedere i dossier alle città che si sono occupate di questo tema e il Pisa ha mostrato interesse per rilevare l’impianto stesso. Permane però lo stallo e ormai la fiducia da parte degli utenti nell’amministrazione e nella stessa società su questo tema è arrivata ai minimi termini.
UNA QUESTIONE POLITICA – Il problema dell’impianto pisano è tornato prepotentemente ad attirare l’attenzione delle autorità in seguito alla finale Pisa-Monza del 2022. In quella occasione, invece dei soliti 9-10 mila spettatori, lo stadio ha ospitato, ben oltre alla capienza consentita, circa 20 mila persone. Lo stesso presidente Giuseppe Corrado lo ha ribadito più volte alla stampa, chiedendo alle istituzioni di intervenire per tornare alla capienza originaria, o quantomeno decente, del settore. I controlli da quel momento in poi si sono inaspriti, la burocrazia ha cambiato totalmente verso. Tutte le riunioni del Gos del lunedì e martedì o i tavoli tecnici in Prefettura di metà settimana hanno affrontato la questione in prima persona. Il nuovo questore di Pisa, nominato nei mesi scorsi, ha deciso, visti i rilievi dell’Arena Garibaldi e le problematiche sismiche da un lato e di infiltrazione dall’altra, di non consentire più l’ingresso nello stadio a tifosi senza biglietto. A norma di legge una decisione inappellabile, ma che ha portato anche diversi problemi. Da ottobre si assiste a un progressivo aumento delle forze dell’ordine in zona stadio, con contingenti provenienti da Firenze impegnati a porre l’attenzione sull’ingresso nello stadio. La regolamentazione degli accessi non era appannaggio esclusivo degli steward? Eppure queste figure professionali sono state scavalcate dalle forze dell’ordine che, da un lato, hanno motivato con un comunicato i problemi riguardanti l’incolumità dei tifosi, dall’altro hanno ammesso il reale problema: “il dato reale offre uno spaccato diverso, più volte portato all’attenzione del GOS dalla stessa Società Sportiva che ha denunciato la difficoltà di arginare con i soli stewards gli ingressi abusivi al settore (in diverse occasioni diverse centinaia)”. Per il Pisa e per le forze dell’ordine gli ingressi abusivi sono diventati un problema tanto da costringere un imponente spiegamento di forze. I tifosi di Curva Nord, dal canto loro, fin da luglio ed agosto, hanno fatto in modo di lasciare alla maggior parte dei tifosi la possibilità di abbonarsi, non facendo “la corsa al biglietto o all’abbonamento”. Se le precedenti questure e gli stessi steward hanno in passato sempre chiuso un occhio, permettendo al tifo di entrare anche oltre la capienza, il nuovo questore ha approcciato in modo diametralmente opposto assieme alla prefettura questo tema. Così sono diventati troppi gli attori a vigilare e a parlare sul tema stadio. Da un lato la Questura e la Prefettura, così come i Vigili del Fuoco, impegnati a cercare di arginare i problemi di ordine pubblico, dall’altro il Comune di Pisa, impegnato a risolvere le criticità dell’impianto, mentre invece la società nerazzurra del Pisa Sporting Club si è ritrovata in larga parte anche vittima della situazione, pur avendo le sue ragioni e le sue colpe sulla vicenda, ma in questo specifico caso vittima a sua volta: “Abbiamo preoccupazioni e perplessità per quanto accaduto in relazione alle problematiche di accesso allo stadio – aveva dichiarato il Pisa in un comunicato -. Stadio, che abbiamo in convenzione dal Comune, nel quale ci sono stati inibiti nel tempo molti spazi di servizio compresi nel contratto di convenzione e fondamentali per l’attività, come la palestra, la lavanderia, i magazzini per il materiale sportivo, il magazzino destinato ai medicinali, perché ritenuti dalle stesse Autorità non a norma, oggi, ma sempre permessi invece alle proprietà precedenti. E di poche settimane fa, poi, la chiusura per motivi di sicurezza della gradinata che sarebbe potuta essere evitata con gli opportuni controlli periodici delle Istituzioni e con le adeguate manutenzioni necessarie. Ed infine, in occasione della ultime partite, sono emerse le problematiche nell’accesso degli spettatori che mai prima d’ora si erano manifestate e che hanno privato la nostra Squadra del sostegno del pubblico” Una vicenda divenuta complessa e incancrenitasi, ed ecco che di colpo lo stadio è diventato un teatrino nel quale però i problemi continuano a restare, un palcoscenico politico, ma non nel senso ‘classico’ del termine, bensì coinvolgendo tutti gli enti, le istituzioni e le autorità cittadine.
CITTADINI E TIFOSI ESASPERATI, AMBIENTE SPACCATO, SICUREZZA DA G8 – Arriviamo così ai giorni che hanno preceduto la sfida di ieri tra Pisa e Spezia. Nessuno, società compresa, si aspettava una protesta così dura da parte della Curva Nord. La decisione di rimanere fuori è il prodotto di 30 anni di problemi. Perché la Curva è rimasta fuori? “Non entreremo più fin quando non ci sarà un aumento della capienza”, hanno dichiarato i tifosi, ma i problemi sono radicati. Lo sciopero del tifo arriva in seguito agli inasprimenti dei controlli per bambini e famiglie, addirittura da causare le multe. Tifosi con un regolare abbonamento che non riescono a entrare e tornano a casa. Ingressi concessi solo al 40′ del primo tempo e ovviamente il problema dei ‘portoghesi’ all’Arena Garibaldi, che ha fatto partire una caccia al colpevole senza il biglietto. La Questura e la Prefettura così hanno convocato il Pisa a un tavolo tecnico chiedendo di attuare delle contromisure. Così è nata una nuova procedura d’accesso e di prefiltraggio con nuovi palmari e l’idea di concedere 200 biglietti a prezzo scontato in gradinata che… non risolvono certo il problema. I tifosi di Curva Nord vogliono seguire il Pisa… in Curva Nord con i gruppi organizzati e non andranno di certo in gradinata a tifare. Così è arrivato il punto di rottura definitivo. Un punto di rottura che ha fatto imbestialire la società nerazzurra che si aspettava la bolgia per Pisa-Spezia e invece si è ritrovata lo stadio privo di una buona fetta del suo tifo più caldo, tanto da attuare un silenzio stampa. Tra gli stessi tifosi l’ambiente si è spaccato. In molti sono rimasti dentro lo stadio o addirittura a casa propria, larga parte del pubblico non ha dato seguito alla protesta del tifo più caldo, e a detta di molti poteva essere spostata in un momento diverso. Ma niente ha più impatto di una protesta in una giornata in cui tutti sono costretti a dare attenzione a un tema difficile, proprio in una partita importante. E la Curva Nord ha raggiunto il suo obiettivo. Adesso dovranno essere date anche delle risposte. I rapporti comunque restano caldi tra forze dell’ordine, Comune, società e tifosi, al di là delle parole di circostanza, con tante frizioni. Verso metà settimana poi, alcuni poteri forti della città si sono visti la situazione sfuggire di mano. Da sempre si cerca di fare entrare tutti i tifosi più caldi nello stadio, in tutte le parti d’Italia. Con Lo Spezia, in un derby, invece le autorità si sono viste di fronte un grosso problema di ordine pubblico. Così l’attenzione al problema è stata spostata dai problemi dell’impianto alla ‘partita a rischio’ per tifosi vilenti, ma in occasione di Pisa-Spezia non è successo niente e i tifosi non hanno dedicato neanche un coro alle forze dell’ordine, andando a svolgere un corteo pacifico, ma non autorizzato, fino al Duomo. Risultato? L’area del Santa Chiara e di Piazza dei Miracoli è stata bloccata col rischio che questa situazione possa andare avanti a tempo indeterminato. Per quanto ancora la città si potrà permettere di schierare centinaia di agenti in assetto anti-sommossa? Siamo al dunque, tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Le uniche vittime sono tutte le persone che usufruiscono dello stadio o che ne vorrebbero usufruire. La città si fermi e le istituzioni inizino a pensare a una soluzione condivisa e rapida, perché questo gioco al massacro non potrà andare avanti ancora a lungo e nessuno sembra voler fare un passo indietro. A pagarne il prezzo è tutta la città. Non sta a me fornire una soluzione, lo faccia chi di dovere.