Con questo pensiero, a metà con un vero e proprio articolo, mi rivolgo direttamente alla società nerazzurra. E’ davvero inutile arroccarsi sulle proprie posizioni e isolarsi come in una torre d’avorio. La squadra e l’ambiente hanno vissuto momenti difficili, ma ora il sereno sembra sempre sempre più vicino. Continuare a scegliere la via del silenzio non porta a niente, minacciare di portare il Pisa a giocare fuori città è controproducente e dannoso. L’ambiente è diviso e in un momento come questo sta a voi aiutarlo a ricompattarsi. Questo atteggiamento non porta a niente di buono, possibile non rendersene conto? E’ arrivato il momento di fare un passo indietro.
COMUNICATO FUORI LUOGO E SCARAMUCCE – Inizio mettendomi proprio nei panni tanto della società quanto dei tifosi. Certamente ha sorpreso tutti il comunicato del Comune di Pisa di giovedì pomeriggio. Dopo anni in cui si diceva che il curvino fosse impossibile da recuperare, se non a fronte di ingenti investimenti, prima si parla di costruire una scala e poi di lavori sotto soglia. Il vicesindaco Latrofa, universalmente riconosciuto come un grande tifoso del Pisa, sicuramente paga l’eccesso di efficienza e, probabilmente, anche un paio di frecciate uscite male. La società nerazzurra si è infatti adirata e pesantemente infastidita per due cose in particolare. La prima è stata proprio l’annuncio dei lavori, definiti come brevi e rapidi, a fronte di quanto ci era stato detto negli anni precedenti, mentre la seconda è relativa al progetto stadio: “a questo punto è chiaro che il nuovo stadio non è più un orizzonte vicino ed è dunque necessario provvedere a risolvere i problemi della struttura attuale“. Il comunicato di risposta però è diventato, riga dopo riga, irresponsabile e anche un po’ fuori luogo. Se c’è qualcuno che deve cercare di stemperare gli animi e mettere tutti d’accordo è chi gestisce la società. Non lo devono fare i giornalisti, ma devono farlo i protagonisti dietro le quinte. Frecciate e lotte di potere non servono a niente. Per quanto comprensibile l’esasperazione, bisognava concludere il comunicato di venerdì senza inasprire gli animi. A cosa può portare questo atteggiamento? A nulla di buono.
COMUNE VS PISA, GLI ERRORI DI COMUNICAZIONE DEL PISA – Ma come? Attaccare proprio il Comune di Pisa che ha fatto quasi carte false per sdraiare il tappeto rosso e permettere alla società di usufruire non di uno, ma di ben 2 varianti urbanistiche, tanto per lo stadio, quanto per il centro sportivo. Non è che forse è la società nerazzurra ad avere peccato di scarsa comunicazione? Le parole del Pisa infatti appaiono completamente in controtendenza rispetto a quanto è stato detto e fatto negli ultimi mesi. Prendiamo ad esempio la piccata risposta a Latrofa parlando, per lo stadio di esigenza e non un’opzione per la realizzazione e che per burocrazia, procedimenti lunghi, Covid e condizioni economiche, ha obbligato il Pisa a rivedere il progetto, ma non a sospenderlo. A dicembre però il consiglio comunale, tutto, opposizione e maggioranza, chiedeva chiarezza. “Il Pisa scelga che cosa vuole fare” e “Vogliamo delle risposte” è quanto emerso (qui link). Il Pisa soltanto venerdì ha deciso di tornare sull’argomento restyling, dopo almeno due anni di silenzio su questo tema. Se la società avesse deciso di comunicare e di farlo bene, non si sarebbe posto questo problema. E poi il centro sportivo. I tempi della burocrazia sono ben definiti. Scaglionati e per giugno, massimo luglio, la società potrà iniziare a pensare ai lavori. Sorprende per la verità che il Pisa abbia voluto “sottolineare con preoccupazione e rammarico come ad oggi, nonostante il deposito del progetto del Pisa Training Center avvenuto in data 13/12/2023 e le rassicurazioni più volte ricevute, non sia stato ancora affrontato l’argomento in sede di Consiglio Comunale”. Sì, è vero, non è più arrivato in commissione il centro sportivo, ma c’è una ragione precisa. Tre settimane fa l’avevo scritta proprio in un articolo su La Nazione (link qui). “I documenti presentati dal Pisa Sporting Club constano infatti di ben 63 elaborati e centinaia di pagine relative al piano attuativo. Prima di passare al prossimo passo i tecnici del Pisa e quelli del Comune stanno continuando a lavorare e la società continuerà a fornire ulteriori integrazioni al piano attuativo prima di passare alla prossima fase. Una volta analizzata in via definitiva l’istanza andrà in consiglio comunale per l’adozione del piano attuativo e del rapporto ambientale“. Fin quando non sarà superato questo scoglio non si potrà andare avanti. E’ sotto gli occhi di tutti che il presidente Giuseppe Corrado abbia comunicato in maniera errata e imprecisa per almeno due anni su questo tema. Sarebbe troppo facile ricordare le tante volte in cui è stato detto che i lavori sarebbero cominciati entro un mese o due, mentre la realtà era ben diversa. A conti fatti, guardando alla burocrazia e alla limpida procedura, seppur lenta, necessaria per i lavori, oggi quelle parole, rilette e ricercate sul web, paiono davvero al di fuori della realtà. Perché così diventa puro e semplice complottismo. Complottismo consapevole perciò grave e ci si chiede dove si vuole arrivare. E non si tratta di fare le pulci alle parole del presidente, funziona così in Italia e il presidente dovrebbe saperlo bene. Così come lo sa anche Knaster, che ci ha messo ben 7 anni per ristrutturale una villa a Lerici.
LA MINACCETTA NO – Non si può passare sopra e voglio inoltre tirare le orecchie per alcune frasi ormai davvero irricevibili e di cui possiamo fare tranquillamente a meno. In questi anni abbiamo dovuto, spesso in silenzio, come tifosi, giornalisti e istituzioni, ingoiare bocconi amari. La minaccia di portare il Pisa a giocare lontano da Pisa, francamente la trovo una provocazione esagerata, dannosa e pericolosa, nonché una goccia che può far traboccare il vaso. Davvero non riesco a capire dove vuole andare a parare la società con questo atteggiamento, se non rompere ponti, invece di costruirli. Anni di proficua collaborazione con le istituzioni e poi mandare tutto all’aria con sterili polemiche. Mi riferisco al passaggio in cui il Pisa, rispondendo al Comune, parla di “una struttura che, allo stato attuale, non offre le garanzie minime previste dalla convenzione e, certamente, non è l’impianto su cui il Pisa Sporting Club può traguardare il proprio futuro” e, rincarando la dose: “Alla luce dello stato attuale delle cose e del poco tempo disponibile, il Pisa Sporting Club sarà, pertanto, disponibile a valutare ogni opportunità e ogni alternativa per trovare la miglior soluzione possibile per il futuro prossimo del Club”. Cos’è? Un ultimatum? Davvero dobbiamo accettare la minaccia di portare la squadra fuori città? Il Pisa può fare molto meglio di così. Bisogna però mettersi anche nei panni delle istituzioni. Il Comune, stendendo il proverbiale tappeto rosso, si aspettava che la società facesse il restyling dello stadio in tempi brevi. Sono invece passati 7 anni e il progetto non è stato messo in cantiere. Ok il Covid, ok le condizioni economiche attuali, ok tutte le attenuanti del caso, ma se si spendono 73 milioni di euro per il progetto sportivo e altri 3-5 milioni per il centro sportivo, forse lo stadio poteva essere un’altra priorità. Il Comune inoltre è logico che abbia atteso, anche perché se è costretto a spendere qualche milione di euro per adeguare la struttura, ma se la struttura poi dev’essere pesantemente riqualificata, sarebbero soldi dei contribuenti, dei cittadini, buttati dalla finestra e ciò potrebbe esporre gli stessi funzionari comunali a denunce, a norma di legge. Un cane che si morde la coda insomma. Oggi sì, lo stadio è diventato una priorità del comune per la sicurezza dei cittadini, ma si poteva intervenire precedentemente, sia da parte delle precedenti amministrazioni, in un grave immobilismo (di cui abbiamo già parlato in quest’altro articolo), sia da parte del Pisa che ha avuto, lo ripeto, 7 anni di tempo per ottemperare al restyling dello stadio e non ha fatto niente rispetto ai progetti presentati in pompa magna nel 2017. Ecco, da cittadino, da giornalista e da tifoso, non mi va di subire minacce per portare il Pisa a giocare fuori della città. Perché non c’è nessuna guerra contro il Pisa da parte delle istituzioni e non siamo stupidi, sappiamo come funzionano le cose. Un’ultima postilla sul lavoro dell’amministrazione. Come scrive la società, sono state “realizzate opere di manutenzione e ammodernamento per oltre 1 milione di euro che permettessero di allinearci alle esigenze della Lega, delle TV, degli spettatori e che permettessero di presentarci in maniera almeno decorosa ai tifosi, agli addetti ai lavori e alle squadre avversarie”. Da quanto ci risulta però per la manutenzione e gli obblighi di conformità a norma di regolamento per partecipare alla Serie B, come ad esempio i lavori dei seggiolini e altre migliorie negli ultimi anni, tutte le spese fatte dal Pisa sono state rimborsate dal Comune di Pisa. Solamente per ciò che concerne “plus” come sala lounge o field box, la società ha invece messo mano direttamente al proprio portafogli, così come per alcune migliorie in tribuna. Il resto è stato rimborsato e pagato anche dal Comune di Pisa.
LE CRITICHE E I FANTASMI – Il Pisa forse subisce per la prima volta in 7 anni delle vere e proprie critiche per il suo operato. Sarà a causa dei risultati non entusiasmanti delle ultime due stagioni, ma a conti fatti, nonostante la narrazione porti alla creazione di veri e propri “fondamentalisti” allergici alle critiche, la società non è stata messa in discussione da nessuno. Nessun vero tifoso, nessun giornalista, nessun membro di istituzioni o dei ‘salotti’ della città sta dicendo che il Pisa sta svolgendo male il proprio lavoro a livello imprenditoriale. Sono stati fatti degli errori, giustamente vengono criticati perché siamo in democrazia, ma nessuno sta chiedendo la testa di chi gestisce la società e se esiste qualcuno che lo sta facendo è solo perché è frustrato dal momento e va contestualizzato, perché fa parte del gioco. Chi compra una squadra di calcio non può non saperlo. La verità resta sempre la stessa, la famiglia Corrado ha salvato il Pisa dal baratro 7 anni fa, ha portato i nerazzurri al miglior risultato degli ultimi 35 anni di calcio pisano, con cinque anni consecutivi di Serie B e questo è un fatto incontrovertibile. E non è in discussione. Tutti dobbiamo essere umili. Come ci sono giocatori che sbagliano le partite, come ci sono giornalisti che sbagliano articoli e magari qualche membro delle istituzioni che sbaglia a sua volta, anche il Pisa dovrebbe essere umile e riconoscere qualche errore commesso. Perché l’errore fa parte di un percorso di crescita e nessuno è perfetto. Non c’è niente di male a dire che qualche scelta è stata sbagliata, sul mercato così come nelle strategie di comunicazione. Come nella scelta di aumentare le tariffe dei biglietti allo stadio, i più onerosi di tutto il campionato di Serie B, una scelta criticata trasversalmente da tutti. Deve solo spronare a far meglio, deve spronare a mettere il Pisa nelle condizioni di migliorarsi. Non a rimanere confinato in questa strana e insensata torre d’avorio, a mettere il broncio per qualche critica. Il resto è solo il retaggio di fantasmi del passato. Sì, forse esisterà ancora qualche ‘anima nera’, ma non conta niente. E continuare a dargli importanza è soltanto fabbricare un nemico interno che non esiste, dare una forma pericolosa che non può far altro che mettere pisani contro pisani. E non si può accettarlo, non da una società che si è sempre distinta per una gestione impeccabile e non ha avuto rivali se messa a confronto col passato recente e meno recente. Bisogna far parlare la cultura del lavoro e rasserenare gli animi. La società impari a mettersi anche in gioco, a non chiamare i tifosi come ‘clienti’ e a non dire in interviste che “In certe sfere della città il DNA non è cambiato, il problema non è istituzionale. Se Pisa è indietro 50 anni rispetto alle altre città forse è colpa del sistema che c’è qui”. Si incattivisce solo l’ambiente. E non ha il minimo senso.
IL SILENZIO E’ UN ERRORE – Come non ha senso questo silenzio stampa a singhiozzo. Nel calcio la comunicazione gioca un ruolo fondamentale. Il silenzio stampa, ormai anacronistico, è adottato spesso come forma di protesta. Rifiutarsi di comunicare con la stampa e con i tifosi attraverso i media può essere percepito come una vera e propria mancanza di rispetto. Inoltre il silenzio stampa ha certamente ripercussioni negative sull’ambiente perché se nel calcio apertura e trasparenza sono fondamentali e cruciali per mantenere alta la fiducia, stare in silenzio alimenta un vuoto di informazioni che porta spesso a speculazioni e a teorie cospirazioniste, danneggiando l’immagine della società, che è la prima quindi ad autodanneggiarsi. Il rispetto si deve estendere a tutte le sfaccettature del calcio, le dichiarazioni alla stampa son un modo per condividere opinioni e mantenere il dialogo aperto. Può sembrare una risposta immediata, ma è necessario che il Pisa rifletta sulle conseguenze a lungo termine di questa pratica che può avere nella relazione con i tifosi, con i media e tra la stessa squadra e l’ambiente, percepito poi come freddo. Non è un comportamento corretto. Ascoltare un membro di una società che, in diretta televisiva, dichiara: “cosa importa ai giornalisti di sapere chi gioca, del mercato?” è la morte della comunicazione calcistica.
SVOLTA VICINA – Chi scrive è la stessa persona che continua a pensare, daa inizio stagione, che sia stata messa in piedi una squadra capace, potenzialmente, di poter ambire anche al quinto posto, come minimo. L’ho definita “una squadra dal grande potenziale” (link qui) e continuo a pensarlo. Come continuo a pensare che Giovanni Corrado, al netto di tanti errori di comunicazione, in qualche rapporto, così come sul mercato, sia un dirigente capace e che, negli ultimi anni abbia fatto passi da gigante, non meritando le tante critiche che gli arrivano da tifosi e addetti ai lavori, ma che forse paga un atteggiamento a tratti ‘respingente’. Proprio adesso che la svolta è vicina, con un Pisa che ha fatto 12 punti in 7 partite, che si avvicina alla zona playoff e che ha ricacciato indietro la zona retrocessione, con le partite più difficili della stagione all’orizzonte (contro 6 squadre di alta classifica nelle prossime 7 gare) che potrebbero anche portare a piacevoli svolte inaspettate, è il momento in cui la società deve iniziare a costruire ponti, non a distruggerli, deve scendere tra la gente, non rimanere nell’attico di via Cesare Battisti della Sestaporta. Dare risposte, col lavoro e comunicando, senza pensare a inutili e dannose guerre. Le critiche vi rendano più forti, vi facciano fare il salto di qualità. Perché, usando le stesse parole di Giovanni Corrado di un anno e mezzo fa, dopo Pisa-Monza: “il Pisa ha dimostrato di essere una società da Serie B, ma ancora non abbiamo dimostrato di essere una società da Serie A. E’ questa la nostra prossima sfida“.