Si è aperta venerdì 9 luglio alle ore 11 nella chiesa di Santa Maria della Spina, Lungarno Gambacorti a Pisa, la mostra “Dinner For Two. Art Gathering Souls” di Rachel Lee Hovnanian che rimarrà aperta fino al 22 agosto. Per la chiesa del XIII secolo di Santa Maria della Spina, Lee Hovnanian ha ideato un percorso artistico specifico per rispettare il “genius loci” dello storico contesto gotico, dimostrando ancora una volta, di saper coniugare armonicamente nelle sue installazioni, elaborazione concettuale, astrazione progettuale, e saper fare tecnico. L’esposizione, curata da Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini, è incentrata su un’installazione multimediale dal titolo “Dinner for Two” concepita con incredibile preveggenza dall’artista nel 2012, sviluppata in seguito, che verte su tematiche di stretta attualità come il pericolo insito nell’eccessivo uso dei supporti tecnologici di comunicazione, incrementato in questa congiuntura storica improntata al social distancing pandemico e l’analisi delle connesse dinamiche relazionali. E un format creato per adeguarsi ai vari luoghi espositivi, secondo dinamiche site specific, si presenta allo spettatore nella sede pisana, sotto forma di una tavola sontuosamente imbandita, connotata da una disposizione delle vivande e degli arredi ispirata al concetto di accumulo tipico della società di massa e dalle nuances decadenti.
Allo stesso tempo simbolo archetipico del convivio, fulcro delle interazioni umane e degli attacchi che queste relazioni subiscono nel contesto della società contemporanea. La tavola – installazione ospita due commensali sotto forma di una presenza video digitale, che, nonostante la condivisione rituale del pasto, sono immersi in un silenzioso isolamento interrotto solo dai suoni di notifica degli smartphone. A integrare l’installazione multimediale, troviamo un busto di marmo di Carrara, sapientemente lavorato, dal titolo “Shhhh” che raffigura un angelo con due pezzi di nastro adesivo che gli coprono la bocca a simboleggiare le varie forme di censura, esplicite e implicite, messe in atto dalla società iperconnessa attuale. La scultura allude ai vari modi in cui la censura può provocare disordini emotivi e psicologici per le sue vittime e testimoni. “La riluttanza a dire le nostre verità – spiega Rachel Lee Hovnanian – può derivare dalla paura di essere scrutati, non creduti o addirittura diffamati, che ha portato innumerevoli persone a rimanere in silenzio. Pertanto, siamo lasciati a giudicare tra realtà e finzione sulla base della percezione, delle nozioni preconcette e, in definitiva, delle credenze”. “Sin dalle origini della sua carriera artistica l’opera di Rachel Hovnanian – spiegano i curatori Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini – si è concentrata in maniera militante sulle derive provocate dall’uso eccessivo e distorto dei mezzi tecnologici di comunicazione, che provocano nei soggetti un “narcisistico torpore” e sulle fragilità strutturali della società minata da uno sfrenato edonismo, caratteristico della nostra civiltà mediatica; fenomeni deflagrati in maniera macroscopica con la recente pandemia e il connesso social distancing”.
Le opere dell’artista americana sono elaborate riflessioni, condensate in forma plastica, installazioni in cui confluiscono studi e analisi che mettono insieme dalla sociologia alla storia dell’arte, dall’antropologia agli studi mass mediatici, da Herbert Marcuse, Jean Baudrillard e Marshall McLuhan fino a Zygmunt Bauman. Il percorso espositivo è progettualmente integrato da un duplice processo; uno che riguarda la dimensione di “attivazione spettatoriale a funzione catartica” che coinvolge lo spettatore, chiedendogli di formulare in forma scritta e anonima i cosiddetti “Negative Thoughts”, i pensieri negativi di qualsiasi natura che lo affliggono e affidarli a un contenitore collocato nel percorso espositivo. Al termine della mostra l’artista organizzerà in forma di azione “time based”, performativa, apotropaica, l’affrancamento da questi “Negative Thoughts”, riunendo i supporti cartacei in forma di aquilone – che avrà l’effigie dell’angelo scolpito presente in chiesa – che verrà fatto liberare nel cielo , per disperdersi e dissolvere il carico di negatività.
L’artista americana in questo modo, intende stimolare nei visitatori un atteggiamento attivo, liberato dalla contemplazione passiva caratteristica dei mass media, inserendo nell’opera uno spazio spettatoriale, riportando in primo piano, ancora una volta, il potere catartico e rituale ancestrale dell’arte e della cultura, di guidarci negli inverni dello spirito e della separazione dei corpi e delle anime (a cui allude il sottotitolo della mostra). Rachel Lee Hovnanian “continua quindi il suo percorso di incessante ricerca ed elaborazione, riuscendo a riunire ancora una volta, l’estrema innovazione tecnologica e i suoi effetti sull’individuo e le genetiche e archetipiche componenti dell’essere umano, vero protagonista delle sue mostre, facendo risaltare il potere salvifico dell’arte” chiosano i curatori.
L’artista insieme ai curatori e all’assessore alla cultura del Comune di Pisa Pierpaolo Magnani, incontreranno pubblico e stampa mercoledì 14 luglio alle ore 19.
La mostra sarà aperta dal 9 luglio al 22 agosto tutti i giorni dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 20. Per informazioni visitare il sito, Annalisa Bugliani, tel. 3334191734, e-mail: info@theprojectspace.it
BIO – Rachel Lee Hovnanian
Nata nel West Virginia e cresciuta a Houston, in Texas, Rachel Lee Hovnanian è un’artista di New York la cui pratica multidisciplinare esplora le complessità del femminismo moderno, gli ideali di perfezione e gli effetti dei media sulla coscienza collettiva. Hovnanian ha conseguito il suo Bachelor of Fine Art presso l’Università del Texas ad Austin. Da allora ha esposto in mostre personali e collettive negli Stati Uniti, in Asia, Europa e Medio Oriente. Le sue ultime mostre sono state “Open Secrets”, esposta in Italia nel Palazzo Mediceo di Seravezza (luglio – ottobre 2019) e “Vision”, una collettiva al Southampton Art Center di New York (2020), “Dinner for Two” nella Chiesa di San Cristoforo a Lucca (2020). I suoi lavori sono presenti nelle collezioni di privati, aziende e musei.