Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea ed è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico che nelle sue fotografie riconosce un modo unico e diretto di guardare il nostro tempo.
La mostra Steve McCurry. Icons presenta, in oltre 90 scatti, un efficace riassunto della sua vasta produzione. La mostra propone ai visitatori un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che da oltre 40 anni caratterizza le sue immagini, a partire dal famoso scatto di Sharbat Gula, la ragazza Afghana che McCurry ha fotografato nel 1984 nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che è diventata un’icona assoluta della fotografia mondiale.
Dall’India alla Birmania, dalla Mongolia all’Africa, fino in Italia: con le sue fotografie Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate.
Scatti che catturano storie di gioia e aggregazione, di solitudine e sofferenza, di resilienza e solidarietà, di famiglia e amicizia e mettono in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali, di sguardi la cui fierezza afferma, al di là dei confini geografici e culturali, la medesima dignità. Con la sua fotografia McCurry attraversa le frontiere e consente a tutti di conoscere da vicino un mondo che sempre più è destinato a grandi cambiamenti.
La mostra, organizzata da ARTIKA e curata da Biba Giacchetti con il Team Mostre di Sudest57, ha inizio con una straordinaria sequenza di ritratti e si sviluppa attraverso un percorso libero che abbraccia diversi temi e situazioni. “Icons” è inoltre il titolo di una pubblicazione che costituisce il catalogo della mostra, un dialogo esclusivo nel quale Steve svela le storie e i retroscena delle sue immagini più amate. Attraverso il suo particolare stile fotografico, Steve McCurry pone la propria attenzione sull’umanità del soggetto. Con i suoi scatti ci trasmette il volto umano che si cela in ogni angolo della terra, anche nei più drammatici. Se Henri Cartier-Bresson è stato “l’occhio del suo secolo” (il Novecento), McCurry è probabilmente il fotografo contemporaneo più incline a raccoglierne l’eredità. Grazie alla sua spiccata sensibilità, è capace infatti di penetrare in profondità dei soggetti scelti, svelando la profonda somiglianza di tutti gli individui sulla terra, al di là delle difficoltà socio- culturali. Il fotografo cerca sempre di attribuire un volto alle situazioni in cui si trova immerso da reporter, soprattutto se tali circostanze si presentano estremamente tragiche.
La curiosità è il motore della sua ricerca, capace di spingerlo, fin da adolescente, ad attraversare ogni confine, fosse esso fisico, linguistico e culturale. In ogni sua foto Steve McCurry ci racconta una storia che, una volta svelata, è in grado di comunicare la complessità di un intero contesto.
Queste le parole di McCurry: “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che
potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità.” Il percorso espositivo ci permette di ammirare alcuni tra i più grandi progetti fotografici di Steve McCurry. Approfondimenti narrativi saranno presenti nell’audioguida che, per l’occasione, sarà scaricabile tramite app sullo smartphone dei visitatori.
“Siamo particolarmente lieti – dichiara l’assessore Filippo Bedini – di ospitare nei bellissimi Arsenali Repubblicani di Pisa la mostra di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. Una dimostrazione che quando l’Amministrazione mette a disposizione spazi con una forte capacità attrattiva, si riesce ad avere eventi di rilievo nazionale, che creano per Pisa la possibilità di elevare l’offerta culturale della città e di integrare l’offerta turistica, perché tanti visitatori che vengono vedere piazza dei Miracoli possono fare una piccola deviazione e visitare la mostra, che sarà così inserita all’interno del percorso museale dei Lungarni”.
“McCurry – prosegue l’assessore – è un’artista che colpisce per la vita che ha fatto: partito con un percorso quasi da inviato di guerra, ha permesso a tutti, in tempi fortemente diversi da quelli di oggi dove le immagini viaggiano su web e social a una velocità impressionante, di dare corpo a immagini che ritraevano scenari di guerra in paesi lontani e al tempo sconosciuti al grande pubblico, come ad esempio l’Afghanistan, diventato poi l’occasione della famosa foto della ragazza afgana ritratta nel 1984, riconosciuta in tutto il mondo come una foto iconica. Tra i suoi più grandi meriti quindi averci fatto conoscere quegli scenari e quei volti altrimenti ignoti, ma anche quello di aver fermato immagini che oggi non sarebbero ripetibili, perché nel frattempo il mondo è completamente cambiato. Un artista che negli anni 80 e 90 ha girato il mondo in luoghi dove in quegli anni si rischiava la vita per ritrarre immagini che ci colpiscono ancora oggi, per la modernità e la scelta attuale. Mi auguro che la mostra riscuota il dovuto successo di pubblico e possa rappresentare il fiore all’occhiello dell’offerta turistica culturale della nostra città per il 2024.”
“McCurry – spiega la curatrice Biba Giacchetti – ama definire se stesso uno storyteller, raccontatore di storie, che ha posto la sua attenzione sulle categoria più deboli che subiscono le conseguente dei conflitti, delle catastrofi ambientali, le vittime, tra cui la famosa ragazza afghana che lui è riuscito a ritrovare dopo tanti anni e a rimanere in contatto con lei; addirittura, attraverso il Governo italiano, è stata aiutata e portata a vivere in Italia. È l’emblema di una storia che ci fa capire come per lui i personaggi fotografati non sono delle icone, ma sono delle persone vere, con cui McCurry vuole rimanere in contatto. In questa mostra ci sono le immagini che lui ama di più, circa 100, una selezione aggiornata a quello che lui ritiene essere le più rappresentative di tutti i progetti a cui lui ha lavorato. La mostra non è destinata agli appassionati della foto ma a tutti, il suo pubblico infatti è trasversale. Lo spazio degli Arsenali Repubblicani che ospita la mostra è stupendo, e ha una potenzialità enorme sia per la sua bellezza della struttura, che per il luogo in cui si trova. Pisa è una città universitaria, fatta di tanti giovani, e speriamo che la mostra sia apprezzata da cittadini, studenti e turisti.”