Sarà all’insegna del ‘900 il dittico davvero particolare che a Pisa chiude la Stagione Lirica: venerdì 1° marzo alle ore 20.30 e domenica 3 alle ore 15.30 il sipario del Verdi si apre infatti sul rarissimo Edipo Re di Ruggero Leoncavallo, in forma semiscenica, e su La voix humaine di Francis Poulenc, su testo di Jean Cocteau, nel felice allestimento del Teatro Comunale di Bologna firmato da Emma Dante. Dirige il M° Daniele Agiman, fra i direttori italiani più attivi e apprezzati a livello nazionale e internazionale, in particolare in campo operistico, e molto impegnato nella diffusione e valorizzazione della produzione di autori contemporanei. L’Orchestra è l’Orchestra Arché.
Di notevole livello i cast. Nell’Edipo Re il baritono Giuseppe Altomare interpreta il ruolo eponimo, il soprano Paoletta Marrocu il ruolo di Giocasta, il tenore Max Jota è Creonte, il basso Francesco Facini l’indovino Tiresia; completano il cast il baritono Tommaso Barea (un Corintio) e il tenore Antonio Pannunzio (un Pastore); Coro Ars Lyrica, Maestro del Coro Marco Bargagna. Ne La voix humaine, firmata da Emma Dante, una intensissima Anna Caterina Antonacci.
Con Edipo Re Pisa rende omaggio al centenario della morte di Ruggero Leoncavallo e al grande baritono Titta Ruffo; quest’opera, infatti, è il tipico esempio di opera scritta a misura di interprete, in questo caso appunto per uno straordinario cantante-attore qual era Titta Ruffo: a lui furono riservate le pagine più significative, come il toccante monologo conclusivo. Il libretto di Edipo Re, scritto da Giovacchino Forzano, si attiene scrupolosamente alla vicenda narrata da Sofocle: Edipo è re di Tebe e marito della regina Giocasta, vedova del re Laio, ucciso tempo addietro da uno sconosciuto; a Tebe è in corso una terribile pestilenza e, affinché il morbo cessi, l’oracolo ha vaticinato che occorre punire l’omicida di Laio. Quando Edipo e Giocasta capiranno, nel corso degli eventi, di essere l’uno il figlio di Laio e il suo assassino, l’altra la madre del proprio sposo, Giocasta s’impiccherà ed Edipo si accecherà per poi andare in esilio e scontare la propria pena. Rimasta incompiuta per la morte del suo Autore, e completata da Giovanni Pennacchio, Edipo Re andò in scena postuma a Chicago, il 13 dicembre 1920, protagonista Titta Ruffo (e a Pisa, in scena, verrà esposto il costume originale da lui indossato all’epoca). Un’opera – come annota Cesare Orselli nel suo saggio per il programma di sala pisano – dove la scrittura orchestrale, densa e persistente, con una predominanza di colori oscuri, «non ha niente dei convenzionali modi di accompagnamento né si fa tentare a qualche inflessione di sapore arcaizzante, ed è continuamente innervata di brevi spunti melodici e, vorremmo dire, di “gesti” incisivi drammaticamente parole e versi».
Di tutt’altra natura, e più nota, La voix humaine. Nata nel 1930 come piéce teatrale frutto dello straordinario genio di Jean Cocteau, fu messa in musica nel 1957 da Francis Poulenc e debuttò il 6 febbraio 1959 all’Opéra-Comique di Parigi. Cocteau ne rimase colpito e gratificò il compositore sottolineando come quegli avesse fissato una volta per tutte il modo di rendere i suoi testi. Monologo che tiene avvinto lo spettatore dall’inizio alla fine, La voix humaine ha come unica protagonista Elle, una donna che, in un continuo flusso di stati d’animo, è alla prese con una lunga telefonata con l’amante intenzionato a rompere la relazione con lei. Con Anna Caterina Antonacci, superba interprete del ruolo di una Elle letta da Emma Dante come letteralmente pazza per amore, interagiscono sei attori/danzatori, «le proiezioni mentali della protagonista, – spiega Emma Dante – i fantasmi che si aggirano nella stanza in cui è ricoverata e che sarà affollata da queste figure». Cavallo di battaglia delle più grandi cantanti-attrici, La voix humaine è stato anche un grande successo nel teatro e nella cinematografia dove l’interpretazione della sofferenza dell’abbandono ha visto brillare stelle come Ingrid Bergman, Sophia Loren e soprattutto Anna Magnani.
Due titoli assai diversi tra di loro, dicevamo, ma nel contempo con un fil rouge comune: come rileva nelle sue note di sala il M° Daniele Agiman, «in entrambi gli atti unici si parte da una condizione di dolore (in Voix humaine la consapevolezza di una separazione e del dolore conseguente, in Edipo la tragedia di una città che subisce la peste quale punizione collettiva per una colpa che scopriremo essere individuale) per giungere ad un disvelamento che non posso che definire metafisico: dolore come condizione dell’umano, in linea con la tradizione che da Tucidide arriva a Nietzsche ed alle tragedie storiche del ‘900».
Biglietti ancora disponibili, in vendita al Botteghino del Teatro. Per maggiori informazioni telefono 050 941 111 www.teatrodipisa.pi.it