Il silenzio non è mai vuoto, è uno spazio di riflessione, ricordo e rivelazione. Tre sedie in scena, il buio. Tre personaggi alle prese con la stessa condizione esistenziale. Storie di solitudini, a raccontarle è “Il valore del Silenzio” scritto e diretto da Massimo Corevi che andrà in scena sabato 25 gennaio, alle 21, al Teatro Nuovo di Pisa.
Benedetta Giuntini, Letizia Pardi e Atos Davini – attori cari a Massimo Corevi – sono i tre protagonisti del nuovo lavoro del regista pisano che porta sul palco anche Irene Cannata e Niccolò Di Gaggio, ovvero La Famiglia Danzante. Tre personaggi diversi per età e condizione sociale, eppure simili nei loro affanni e nelle loro difficoltà. “E non basteranno le parole, la musica e la danza a quietare le loro ansie – queste le parole del regista, presidente dell’Associazione Lungofiume – ma sarà quel momento fatale di silenzio, carico di incanto, a permettere di ascoltarsi”.
Claudia è Benedetta Giuntini. È alle prese con l’ennesimo fallimento sentimentale della sua vita. Un tracollo che scotta più di altri perché concomitante con il giro di boa dei quarant’anni. È sera quando Claudia rientra a casa e la sua forza di donna sembra vacillare di fronte al doloroso abbandono di colui che lei pensava essere il suo uomo.
Pierina è Letizia Pardi. Ha superato ormai i cinquant’anni è una donna semplice e disillusa, intrappolata in un ménage familiare stanco e svuotato di slanci e passione. Un personaggio da commedia dell’arte che invece si svela piano piano come una donna triste, malinconica e sola. Nel suo silenzio si nasconde una scintilla, la forza di ripartire.
Gosto è Atos Davini. Gosto rappresenta silenzio, memoria, attesa… è un’anima silenziosa che sopravvive tra i ricordi sbiaditi e i fantasmi dell’età avanzata in una casa di riposo. Si riscalda alla luce dell’alba e trema al pensiero di un altro giorno da affrontare.
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Commenta Massimo Corevi: “Sono proprio loro, Benedetta Giuntini, Letizia Pardi e Atos Davini a dare spessore e intensità a quello che la drammaturgia indica. Mi piace sottolineare alcuni tratti significativi dello spettacolo, le parole che descrivono il viaggio attraverso le solitudini: ‘Il sentirsi sola quando i silenzi attraversano la propria esistenza, è davvero assordante. Ogni sera che rientro in casa, il graffio della solitudine mi stringe il cuore. Ogni cosa al suo posto, tutto a posto ordinatamente: nessuna impronta, nessun rumore. Niente! Si! la solitudine è un vizio adorabile, la vera amica fedele’. E ancora: ‘Ma possiamo definirli “rumori”? Sono aliti, sono bisbiglii, sono mormorii che volano qua e là. Ogni tanto un grido. Ogni tanto uno scalpiccio di piedi nudi sul pavimento. Uno sciacquone… È come se quelle voci e quei lamenti si facessero cullare in un mare quieto, senza onde… E io, a godere di quel silenzio intervallato da tanta bella normalità!’. Infine: ‘Non so dire se si tratta davvero di solitudine. È una specie di torpore che si insinua piano, piano quando ormai l’età è avanzata. Quando sei diventato vecchio. E tu, non hai più voglia di dare ascolto, di farti ascoltare, di articolare parole compiacenti, di assecondare. Sei distaccato da ciò che ti circonda, indifferente alla mediocrità. O a quello che tu pensi mediocre. È una specie di rigetto. Un desiderio di pace… Poi, per fortuna, accade qualcosa!’. Accade ne Il Valore del silenzio!”.