Sei punti in sette partite all’Arena Garibaldi e miglioramenti soltanto in apparenza. La sterzata non arriva e ormai il gol subito dagli avversari su un cross dal fondo è diventato un marchio di fabbrica. Parallelamente a livello emotivo il rapporto tra il pubblico e la società è giunto ai minimi storici.
IL GIORNO DOPO – I soliti errori, il solito Pisa. Nonostante un buon avvio, con una decina di minuti di grande calcio cha avevano fatto ben sperare, la squadra di Aquilani si è fatta nuovamente raggiungere, ma anche imbrigliare da una squadra che non è parsa per niente irresistibile e che contava sul rilancio emotivo del nuovo tecnico. Quel che doveva essere un passo avanti è stato in realtà un passo indietro, ma è il carattere di questi giocatori che non convince. Lo stesso Aquilani ormai è parso esasperato in sala stampa ne post gara: “E’ mancato il centimetro in più. Se non raggiungiamo la stessa ferocia degli altri diventa faticoso fare risultato”. Perfino Maran, che non ha detto una parola storta in settimana sul suo addio a Pisa, ha rialzato la testa, giudicando anche in negativo lo sterile possesso palla nerazzurro: “Loro hanno avuto più possesso, ma senza avere il dominio della partita, ma in questo dato vengono contati anche i passaggi nella loro metà campo”. Il gol subito è sempre il solito errore di distrazione, sempre sullo stesso tipo di azione, in seguito a un cross dal fondo degli avversari. I cambi ancora non incidono e sono sempre conservativi, mai per determinare la partita. In queste condizioni la squadra non può decollare. I problemi sembrano strutturali e, a meno di un vero cambio di rotta, sempre più improbabile, è difficile che il mercato di gennaio possa invertire con decisione la tendenza. Unica nota positiva il primo gol di Moreo, un po’ più centrato rispetto alle precedenti uscite e meno ‘dispersivo’ nel suo gioco, ma anche il ritorno in gara di D’Alessandro a cui manca ancora un po’ di guizzo, ma che ha fatto passi da gigante.
PUBBLICO E SOCIETA’ – Intanto il rapporto tra il pubblico e la società ha raggiunto ormai i minimi storici. La protesta continua sugli spalti tra cori e comunicati. Il Pisa continua a non rispondere alle domande dei tifosi. Una situazione di incomunicabilità considerando che, da un lato, per stile societario si preferisce fare poche apparizioni, in pieno “stile Juve”, al quale si ispirano i vertici del Pisa Sporting Club e dall’altro, sfortunatamente anche a livello di interviste, le mani sono legate. L’unica occasione di poter intervistare direttamente la società è nel corso di una conferenza stampa o a margine di essa, a parte rari casi come le testate nazionali o gli sponsor ufficiali che possono godere di trattamenti di favore, ma chi ne ha l’occasione colpevolmente non rivolge le domande giuste, ma fa finta di niente con complicità. Non resta che insistere, aspettare e sperare che il Pisa possa venire a più miti consigli, fermo restando che, al di là della disillusione generale di questo periodo, il rispetto della piazza resta alto, ma tutti meriteremmo un po’ di attenzione in più. Di sicuro tra i problemi della gradinata e di uno stadio che cade a pezzi, tra i silenzi su stadio e centro sportivo e con un progetto tecnico che si sta configurando come l’ennesima stagione di transizione, gli animi non sono tranquilli e si fa ben poco per coinvolgere un pubblico che avrebbe bisogno di essere curato, di essere trascinato. Non può essere solo la Curva ad operare un ‘ricambio generazionale’. Al di là dei tanti giovani, figli di pisani e di tifosi pisani, che compongono le frange più calde del tifo nerazzurro, il resto della tifoseria è sempre più “vecchio” e dovrebbe essere il Pisa in primis a creare iniziative. Invece, dopo le belle premesse degli omaggi “per i nuovi nati” nella campagna nascite, tutto sembra essersi fermato.