Dopo la sfida con il Bari proviamo ad analizzare a mente fredda e con il solito caffè della domenica mattina, la situazione in casa nerazzurra. Tra problemi difensivi, una squadra che non ha saputo esprimere per tutta la gara il gioco voluto da Aquilani, i tanti problemi dopo i cambi e una condizione precaria, c’è tanto di cui parlare.
TORNIAMO SULLA PARTITA – Rianalizzando la partita vista ieri, anche rivedendola per larghissimi tratti, continuo a pensare che, per un’ora, il Pisa abbia tenuto bene il campo. Certo, la massima espressione del gioco di Aquilani si è vista specialmente nei primi 35 minuti, più o meno fin quando non si è infortunato D’Alessandro, ma il Bari per tutto il primo tempo è rimasto imbrigliato dal giro palla nerazzurro, tanto che, infatti, conclusioni verso la porta difesa da Nicolas, nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, non se ne sono viste. Lo stesso Mignani ha dichiarato che il Bari, nella prima frazione, non si è visto e che il Pisa, fino all’intervallo, aveva giocato molto bene. La stessa cosa si è vista a inizio secondo tempo. Per il primo quarto d’ora, fino quindi al 60′, ovvero dopo 65 minuti di gioco, considerando anche il recupero, non è accaduto niente di rilevante. Il Bari non si è mai veramente avvicinato alla porta difesa da Nicolas e il possesso palla segnava 35% per i pugliesi e 65% per il Pisa. Fino a quel momento, i nerazzurri non hanno mai dato la sensazione di poter subire gol, anche se lo stesso Sporting Club non riusciva più a pungere come nel primo tempo. Cos’è accaduto allora?
ERRORI SUI CAMBI – I cambi sono stati il vero problema della partita. Le uscite di Arena e Miguel Veloso per Touré e Nagy hanno cambiato completamente volto e, da quel momento in poi, la squadra nerazzurra è stata incapace di tenere il campo. Non a caso tra il 63′ e il 70′ il Bari ha preso coraggio ed è stato pericolosissimo costringendo anche a un prodigioso intervento a mano aperta Nicolas. Tutti i cambi non hanno prodotto gli effetti sperati e anzi il Pisa ha subito una grossa involuzione. A un certo punto in campo c’erano anche quattro terzini (Barbieri, Esteves, Beruatto e Calabresi), tanto che il Pisa non è più riuscito ad attaccare e Mlakar è rimasto isolatissimo e impossibilitato a ricevere palla per incapacità dei compagni.
CENTROCAMPO A CONFRONTO – I cambi hanno anche fatto emergere un altro problema che sembra essere la conferma della differenza tra il ‘nuovo’ e il ‘vecchio’ centrocampo. Nel gioco di Aquilani Touré e Nagy sono come due pesci fuor d’acqua. L’ungherese ieri ha commesso più di una ingenuità e a tratti è stato irritante, specialmente per come si è fatto buttare fuori dal campo, tanto da aver quasi stabilito un record, con il Pisa che è riuscito a terminare in 10 uomini ben 3 partite consecutive, volando in fondo alla classifica fair play del torneo Cadetto. Tourè invece non ha ancora trovato una sua collocazione in mezzo al campo. Con Miguel Veloso, Marin ovunque e tre trequartisti il Pisa si riesce a esprimere su ottimi livelli, ma quando qualcosa cambia e si torna ai ‘vecchi’ interpreti, ecco che questi ultimi fanno fatica a mettere in pratica ciò che vuole l’allenatore, anche per limiti tecnici. Speriamo che, quanto prima, Barberis e Vignato siano in condizione di poter giocare e di essere in forma. Il loro apporto serve come il pane.
DIFESA, UN GROSSO PROBLEMA – Dove nasce l’espressione ‘pareggio immeritato’? Dal solito errore difensivo, ormai una costante di questo Pisa che, in ogni partita ci mette del suo per cercare di subire gol, compresa la vittoria di Genova, dove in un paio di occasioni il risultato fu salvato da Nicolas. Il Pisa però si è fatto male da solo. Gli errori che si ripetono in fotocopia non sono un bel segnale. La rete subita ieri contro il Bari è la fotocopia di uno dei gol subiti col Parma. Esteves che viene saltato come un fuscello nel finale assomiglia troppo a Jureskin che viene messo a sedere due partite fa. Anche Canestrelli e Leverbe non sembrano dare la sicurezza che serve tra i centrali, anche se continuo ad essere convinto che certi limiti siano anche dovuti alla tattica e non solo al capitale e ai limiti tecnici dei giocatori. Sta di fatto che lo stesso Aquilani ha ammesso che c’è più di una cosa che non va in fase difensiva.
PROBLEMI MENTALI – Uno degli aspetti più preoccupanti, secondo me, è relativo ai famosi “problemi mentali”. Troppe volte abbiamo sentito questa frase ripetersi. La sentiamo, per la verità, dallo scorso campionato e ammetto che, dopo la conferenza stampa di Beruatto, ieri ho allargato le braccia in segno di sconforto dopo aver sentito ancora parlare di problemi mentali. Come si risolve un problema che sembra essere ormai una costante inalterabile di questo spogliatoio, specialmente eredità dei superstiti della scorsa stagione? Serve un mental coach? Cosa c’è che non va? Io una risposta non sono ancora riuscito a darmela, la speranza è che chi di dovere riesca a farlo quanto prima.
STANCHEZZA E INFORTUNI – Infine l’altro grosso problema è relativo, senza dubbio, alla preparazione atletica e agli infortuni. Il gioco di Aquilani è molto dispendioso, ma ci sono calciatori che collassano in campo dopo un’ora di gioco. E’ successo con Moreo, è successo con Valoti ed è successo anche con Miguel Veloso e Beruatto nelle partite precedenti, ma non solo. Che ci sia una problematica legata alla preparazione atletica? Ci sono stati tanti infortuni muscolari, troppi rispetto al normale. La benzina non può finire così presto, specialmente se altri riescono invece a uscire alla distanza, come ha fatto il Bari nel finale di partita di ieri, mentre il Pisa era sulle gambe.