All’indomani del pareggio beffardo di Como, il Pisa si risveglia con la cattiveria di voler tornare al più presto possibile a macinare punti, ma anche con la consapevolezza di avere un leader silenzioso e perfetto, Tano Masucci, simbolo tanto di un gruppo quanto di un popolo intero.
TANO, IMMENSAMENTE TANO – Il quarto gol in 13 partite di Masucci è una perla di rara bellezza, a cui è mancato solamente il bollino di gol decisivo. Ogni volta che le cose si fanno difficili, il numero 26 è sempre lì, pronto a dimostrare che si può contare su di lui. Se è il primo minuto o l’ottantesimo non conta, Tano c’è. C’è sempre stato, e ormai è depositario di una lunga storia, fatta di sudore e sangue, di dolori e gioie. Sono passati ben 6 anni dal suo approdo a Pisa. Proprio in questi giorni infatti, Masucci veniva acquistato nello sciagurato mercato di gennaio 2017. La squadra non riuscì a salvarsi e lui, giunto dall’Entella, e avendo fatto anche la Serie A con il Sassuolo, dopo 10 anni tornò nuovamente in Serie C, decidendo di non lasciare la barca, ma di salire a bordo per tornare a compiere un’impresa. Impresa che si verificò dopo un anno di assestamento e uno di dominio assoluto. Non c’è anno in cui Masucci non abbia segnato con la maglia del Pisa. Che sia un gol, 2, o 6 a stagione, mettendo sempre il proprio zampino in oltre 180 presenze e 33 reti segnate tra coppe e campionati. Di una cosa siamo certi, ormai Tano concluderà la propria carriera a Pisa. Forse sarà alla fine di questa stagione, forse no, ma quanto sarebbe bello se riuscisse a regalarci un sogno, in fondo lo stesso che condivide con la tifoseria e la società, quello di riportare il Pisa in Serie A e diventare anche dirigente. Comunque andrà a finire questa meravigliosa storia, Masucci farà per sempre parte della storia del Pisa.
LA PARTITA – Tornando a Como-Pisa, è impossibile non analizzarla. E’ vero, con il Como sono stati fatti gravi errori, soprattutto in fase difensiva. Canestrelli ha pesanti responsabilità tanto sui 2 gol subiti, quanto sul rigore conquistato dagli avversari, chiudendo una giornata da incubo. Non è ancora conclusa la trattativa anticipata dalle colonne de La Nazione del 30 dicembre scorso con l’Empoli, con alcuni dettagli ancora da rivedere, ma il Pisa conferma la volontà di riscattare il giocatore e la società azzurra si è fatta più morbida rispetto ai giorni scorsi. Per chi però volesse guardare un attimo al di là del proprio naso e non soffermarsi alla singola prestazione del giocatore, occorre capire che la squadra nerazzurra non è un insieme di singoli, ma un gruppo di giocatori, spinti dall’allenatore Luca D’Angelo, che coprono a vicenda i propri errori. La forza del Pisa è quella di avere almeno 18 titolari ed è proprio questo che ha reso speciale il rapporto dell’allenatore con la piazza, con i giocatori e la società. Dopo 13 giornate di successi è normale anche avere nuovi (e speriamo brevi) periodi di flessione. Occorre però anche maturità per capire che se il Pisa avrà successo sarà proprio per il collaudato metodo D’Angelo. Forse questa squadra non ucciderà mai il campionato, ma quando riuscirà a vincere e a conquistare i propri obiettivi, lo farà insieme. Canestrelli e la difesa nerazzurra forse ieri non hanno fatto una delle loro migliori prestazioni, ma non siamo neanche tornati ai tempi di Maran e lo si può vedere dal carattere in mezzo al campo dei giocatori.