Oltre il dolore e oltre la fatica, quando l’adrenalina e lo spirito di appartenenza superano ogni confine si può sognare in grande. Uno dei simboli della qualificazione alla finale del Pisa può essere la foto con cui Hjortur Hermannsson e Antonio Caracciolo hanno salutato il pubblico pochi minuti dopo il fischio finale.
Me lo immagino così un dialogo tra il vichingo venuto dalla fredda Islanda e quel gladiatore nato in Sardegna, ma vissuto a Milano che non ha mai voluto mollare la squadra neanche per un minuto, a colpi di stampelle. “Antonio, non è che mi puoi prestare la tua gamba sana?”. “Volentieri Hjortur, c’è solo un problema”. “Quale?”. “Abbiamo entrambi problemi alla destra e tu non potresti giocare con due gambe sinistre”. “Hai ragione, vorrà dire che stringerò ancora i denti”. Una partita sontuosa, senza sbavature, rasentando la perfezione. L’islandese Hermannsson, in difficoltà per tutta la settimana, con il suo infortunio, di fatto una tendinite, è stato rimesso in piedi e ricoperto di fasciature sorprendendo tutti. “Anche chi non sta benissimo fisicamente riuscirà a sopperire con l’adrenalina ad eventuali mancanze fisiche” ha detto ieri D’Angelo in conferenza stampa e questi ragazzi sono pronti per lui a gettarsi nel fuoco, a non sentire il dolore. Davanti a loro c’è la più grande delle sfide con la più grande delle ricompense. E Caracciolo? Sempre insieme ai propri compagni, dispensando consigli, iniziando già a fare le terapie di riabilitazione a pochi giorni dall’operazione a crociato e menisco, perché lui ci vorrebbe essere su quel campo da gioco a lottare con i suoi amici, per il suo pubblico. E allora eccolo salire sul pullman della squadra, su ogni aereo, in ogni viaggio. Un capitano è anche e soprattutto questo. E il Pisa di capitani ne ha da vendere. Con Caracciolo c’è Gucher, c’è De Vitis, c’è Masucci, quelli della vecchia guardia, ai quali si aggiungono Birindelli e Marin, due che ci sono sempre stati in questi anni di soddisfazioni. La vecchia guardia è tutta qui. Ma il Pisa non è solo la vecchia guardia, è anche una squadra di giovani scapestrati che non mollano, che nella loro meravigliosa imperfezione hanno fatto, stanno facendo e vogliono continuare a fare qualcosa di straordinario. Dal funambolo Nicolas passando per Livieri che si farà sempre trovare pronto, passando per l’elegante Leverbe, il giovane Beruatto, l’esperto Nagy e il lottatore Touré. E poi l’anglolibico Benali, lo scugnizzo Sibilli, i bomber dalle caratteristiche così diverse tra loro, ma tutte complementari come Lucca, Torregrossa o Puscas. Il sardo dal sinistro educato Mastinu, quel matto di Siega che è capace di lottare ad alti livelli e quasi nessuno ricorda che non più tardi di 6 mesi fa stava recuperando da un infortunio al crociato. E poi Berra, Cohen, Di Quinzio, Marsura, De Marino, Kucich e Dekic. Grazie ragazzi, siamo tutti con voi. Un ultimo sforzo.