Prosegue la storica collaborazione con il Teatro Goldoni di Livorno, nel segno della continuità dei rapporti consolidati di Pisa, con un’opera raramente proposta nei cartelloni italiani e per sua natura e intenzioni di nascita, in armonioso equilibrio tra tradizione ed innovazione: La Tragédie de Carmen, opera teatrale e cinematografica dell’iconico regista Peter Brook, sostenuto da Marius Constant per la trascrizione musicale e dallo sceneggiatore Jean–Claude Carrière per il testo, apre la stagione ’21-’22 del Teatro Verdi di Pisa, finalmente tornato ad una programmazione normale in sintonia con il resto del paese. Una scelta che sicuramente coniuga i linguaggi musicali, drammaturgici e cinematografici in un intreccio strettissimo perfettamente in linea con la cifra stilistica inaugurata dalla Tosca estiva e dalla Trilogia Verdiana presentate quasi come festival in settembre. Anche la presenza di Tea Purtseladze nel ruolo di Micaela e già applaudita Tosca ai Bastioni Sangallo, sottolinea la continuità d’intenti, mentre è attesa la restante parte del cartellone tra titoli desueti, rivisitazioni inattese ma sempre nel rispetto della tradizione culturale, ed un approccio etico al ruolo del teatro pisano nel contesto sociale della città, dal sostegno ai giovani tramite audizioni di nuovi talenti alla assai consistente quota rosa della nuova Carmen che vede nei ruoli chiave di regia, scenografia e costumi donne di provata esperienza, dalla regista e sceneggiatrice milanese Serena Sinigallia alla scenografa meneghina Maria Spazzi, alla costumista montenegrina Katarina Vukcevic, affinchè la chiave sensuale voluta da Brook per la sua Carmen sia fortemente inverata da una profonda sensibilità femminile.
Questo adattamento della Carmen di Bizet realizzato da Peter Brook, forse il più grande fra i grandi della scena teatrale, e non solo, del Novecento, debuttò a Parigi nel 1981 per divenire uno dei capisaldi della storia del teatro e nell’83 un film, sempre firmato da Brook e mai giunto in Italia. Si tratta di una versione dell’opera di Bizet fortemente stilizzata, per un teatro di regia molto raffinato, giustificato dallo stile e dalla firma di Brook, con la rimozione di molti degli aspetti edonistici e folklorici di Carmen –dunque i più popolari – anche nella parte musicale per la severa riduzione cameristica di Marius Constant. Un’opera sull’opera, quasi un commento critico. In soli 82 minuti, senza intervallo, quattro cantanti, due attori e un’orchestra ridotta a 15 strumenti, propongono una versione estrema e radicale, quasi provocatoria, dell’opera di Bizet. Tutto ciò che non è stato ritenuto fondamentale ai fini della trama è stato tolto dagli autori. Citando le parole di Peter Brook: «L’opera non è un contratto musicale sulla carta, qualcosa tra avvocati; l’essenza fondamentale del lavoro teatrale è, per me, guardare alla partitura come ad un’indicazione di ciò che può l’immaginazione.» L’intento, sottolinea Brook, non è di «duplicare quel che c’è sulla carta», ma di produrre che cosa aveva in mente il compositore quando ha scritto il brano. In questa rilettura gli autori scelgono di dare grande enfasi e rilievo al personaggio di Carmen, soprattutto della sua parte più erotica e sensuale.
Biglietti ancora disponibili (da 30,00 a 10,00 Euro) al Botteghino del Teatro, al servizio prevendita telefonica 050 941188 e online su www.vivaticket.com.
Per ulteriori informazioni: Fondazione Teatro di Pisa, tel 050 941111, www.teatrodipisa.pi.it