Ieri sera, per la puntata numero 44 di Finestra sull’Arena, è stato nostro ospite telefonico Raffaele Quaranta, ex giocatore del Pisa. Rivedi la puntata e rileggi le parole di Quaranta.
Manchi da tanto dalla nostra città. Sappiamo che lavori all’Inter Academy, parlaci di questo progetto.
Oramai sono molti anni che non riesco più a venire a Pisa, anche perché mediamente sono all’estero sei o sette mesi all’anno con il progetto Inter Academy che mi porta a fare l’allenatore in varie parti del mondo. La mia collaborazione con l’Inter nasce nel 2002 – a quei tempi si parlava di Inter Campus – ed in tutti questi anni sono andato fuori dall’Italia per formare i ragazzi secondo il know how tipico delle giovanili neroazzurre, cercando di esportare oltre confine il modo di fare calcio con i giovani che caratterizza il mondo Inter. Seppur da lontano provo dispiacere nel vedere il Pisa in difficoltà, anche perché so quanto la città viva la propria squadra di calcio; all’ombra della Torre Pendente sono stato una sola stagione ma mi è stata sufficiente per farmi entrare nel cuore la gente di Pisa e la maglia neroazzurra. E’ scontato dire che una piazza così merita come minimo una serie B costante.
Tornando a parlare di Pisa. E’ sufficiente chiamarsi tali per potersi imporre in un campionato?
Ma chiamarsi Pisa non è certo sinonimo di vittoria certa del campionato, un qualcosa che invece deve essere conquistato sul campo con sudore e con sacrificio; chi guida la società deve essere consapevole che i tifosi neroazzurri pretendono molto mentre chi veste la maglia neroazzurra deve gettare ogni domenica il cuore oltre l’ostacolo per novanta e più minuti, come faceva la squadra nella quale ho giocato: ecco perché si parla di un undici che è rimasto nel cuore degli sportivi pisani.
I problemi del calcio italiano come sono visti dall’estero?
Anche osservandoli dall’estero i problemi del calcio italiano sembrano davvero grandi e sempre più importanti man mano che si scende di categoria: guardate ad esempio cosa è accaduto alla Virtus Entella. E’ questo un motivo per il quale ho deciso di andare a lavorare all’estero: in Italia se non accetti certi compromessi non vai avanti, ed io i compromessi non li accettavo neanche quando facevo il giocatore, figuratevi se potevo farlo da allenatore.
Che ricordo hai del tuo anno a Pisa?
Non ho mai avuto infortuni importanti nella mia carriera ad eccezione dell’anno trascorso a Pisa, quanto prima mi ruppi lo zigomo nella gara contro la Carrarese e quindi mi ruppi il ginocchio nella finale di Coppa Italia di serie C contro l’Avellino: è stato per me un anno davvero sfortunato. Quella squadra in campo non si risparmiava mai, eravamo un gruppo fatto da giocatori esperti e non riuscimmo a conquistare la serie B per un nonnulla; poi quel gruppo venne disgregato, ma non vi nego che sarei rimasto a Pisa davvero volentieri anche gli anni successivi.
Cosa ne pensi di questo Pisa?
Non è mai facile vincere un campionato, specialmente quando si indossa una maglia come quella del Pisa che mette grande pressione; quando si perde come si è perso a Carrara significa che ci sono dei problemi, che c’è qualcosa che non va, e secondo me a questo Pisa mancano giocatori di esperienza nei ruoli chiave: speriamo che la società sappia intervenire adeguatamente nel mercato di riparazione.
Secondo te si riuscirà a riformare i campionati in italia?
Ogni anno si parla di riformare i campionati, si mettono in campo tutta una serie di interventi auspicabili ed alla fine resta tutto come prima; guardo le classifiche ed ogni stagione ci sono un sacco di squadre penalizzate e penso che quando giocavo io tutto questo non succedeva perché le regole allora venivano davvero rispettate. Adesso sto lavorando in Slovacchia e qua i campionati sono del tutto regolari; dispiace che ciò non riesca ad avvenire anche in Italia.
Grazie Raffaele e buon rientro in Italia!
Sarò sempre tifoso del Pisa nonostante sia stato solamente un anno con la maglia neroazzurra addosso. Saluto tutti i tifosi. Forza Pisa