Dopo le parole di questa mattina su Sestaporta, Andrea Lisuzzo ha pubblicato attraverso i suoi profili social una toccante lettera per salutare il mondo del calcio giocato. Si tratta di un lungo racconto della sua carriera, attraverso nomi, emozioni, luoghi che hanno evocato in lui qualcosa di importante in questi tanti anni. Una fine è il momento in cui passa tutta la vita davanti, in questo caso una carriera. Andrea si racconta con un profondo rispetto e affetto attraverso tutti i luoghi e le persone che hanno arricchito l’uomo Lisuzzo attraverso questo suo lungo viaggio che lo ha formato umanamente e come calciatore.

Ecco il testo integrale:

“È da un po’ che guardo questo schermo pensando a cosa scrivere. Mi scorre tutta la mia carriera in modo confusionario dentro la mia testa e le annate si mescolano l’una con l’altra come se fossero delle carte da gioco… Eppure a 37 anni dovevo essere pronto, dovevo essere preparato… Tante volte  ho pensato che sarebbe arrivato il momento, tante volte mi fermavo a riflettere e il respiro interrompeva il suo meccanismo automatico, così come il battito del cuore; ma poi pensavo: “è ancora presto Andrea” e tutto ritornava nella norma, come se dalla assenza dipendesse la mia vita. Prendo una carta a caso dal mazzo che gira nella mia testa e penso ai primi anni nel cuore del mio quartiere Montepellegrino. Giocavo all’oratorio “Don Orione”, avevo 7/8 anni, mamma mi portava da Massimo Cascina, il mio primo allenatore. Da lì a poco sarei passato al Palermo Calcio dopo una splendida gara allo stadio “La Favorita “ con la fascia di capitano della Rappresentativa Siciliana … che orgoglio per me, per Lillo Peri, Totò Vicari e altri amici … come Nuccio Petrolà.

Diciamo che da lì in poi divenni un calciatorino che vedeva nelle scelta di giocare per la squadra della propria città un sogno realizzato che apriva la strada a tanti altri che poi ho veramente vissuto. In quegli anni ho conosciuto Giovanni Ignoffo, esempio di integrità morale. L’osservavo di nascosto per rubare i segreti di un mestiere così difficile come il difensore centrale, cosa che adesso i giovani non fanno più … prendo un altra carta e la mente viaggia fino a Cesena alla prima presenza da titolare nella prima squadra. Era la Coppa Italia, nel ’98, ma per me era la Champions League. Che ansia e che paura di non essere all’altezza, non avevo il serpente nello stomaco prima della partita, ma un boa di almeno 10 metri … Certo che di gente ne ho incontrata e conosciuta, ma mai come a Foggia nel ‘99 (dove in seguito sono poi ritornato). Mai avrei pensato di innamorarmi di una ragazza così tanto da promettergli un futuro insieme, oggi è la madre dei due miei figli e l’amore della mia vita … Sono passati già 19 anni perché io sono così, diciamo “di parola” !! Sembra ieri quando a Gela conobbi Marco Comandatore, grande leader, giocatore di carattere e tecnica, Pietro Ruisi, Mister mai dimenticato, esempi siciliani di un calcio che non esiste più, che mi sono portato sempre dentro. Poi a Fano, con il mister Favarin, una salvezza sofferta con gol ai playout e il grande amico fuori dal campo Fabrizio Tosi, ancora oggi ci sentiamo. Adesso mi viene in mente la masseria dove vivevo a Martina Franca, in mezzo al verde della Valle d’Itria, uno splendido posto in cui ero circondato dai trulli e dalle brave persone come il mio amico Martino Brandi. Diciamo che Martina, come una bella ragazza, mi aveva stregato. È stata il mio primo amore calcistico. Sono cresciuto tantissimo e la consapevolezza di poter giocare in C senza grossi affanni è diventata realtà in fretta… “il Tursi “ era sempre pieno, i vari Prisciandaro e Mitri avevano lasciato una bella eredità oltre ai tanti bei ricordi nella tifoseria e io ero giovanissimo, ma già capitano … Il quarto anno è stato quello della mia consacrazione: il Foggia bis, con le sue controversie, è stato un biennio fantastico con due play off consecutivi in serie C, non vincenti, ma convincenti … Mi va di ricordare due figure fondamentali, il massaggiatore Lino Rabbaglietti e Dario il magazziniere, entrambi storiche presenze dello Zaccheria, se mi sono sentito a casa, oltre al fatto che fosse casa di mia moglie … è stato merito loro, sempre pronti a tirare su un siparietto comico foggiano degno dei più famosi Pio e Amedeo, per tirare su il morale alla squadra ed erano loro ad avere il termometro dello spogliatoio… sempre splendidi, come la tifoseria foggiana!!! Adesso è un momento un po’ difficile e ricco di emozioni e per spiegare tutto ci vorrebbe un libro, perché dopo Foggia il mio procuratore Francesco, con un “doppio passo” degno del miglior CR7, da un possibile rinnovo con il Foggia, mi fece teletrasportare direttamente a Novarello, alla corte della famiglia De Salvo, inconsapevole del fatto che quella, all’età di 28 anni, fosse la mia occasione d’oro … Novara è stata la più grossa esperienza e la più vincente scommessa della mia vita … aneddoti ce ne sono tantissimi, tanti ricordi limpidi che non riuscirei a contarli tutti … in 3 anni dalla C con 700 spettatori alla A con 15000 spettatori, 2 campionati vinti, 5 gol, tante presenze e pochi gol presi mi sono divertito a guardare i miei compagni, dalla visione arretrata data dal mio ruolo, fare a pezzi gli avversari, chiunque essi fossero e in qualunque categoria militassero. Tutto con la geniale direzione di mister Tesser. Ricordo con piacere il magazziniere Marco Fregonara,Mattia Venturini, il  nostro team Manager e dulcis in fundo il massaggiatore Lorenzo De Mani, vera anima del Novara Calcio e pupillo di tutti noi calciatori. Dopo un addio per me sofferto, con una città e una società così importante per la mia carriera, il mio ricordo si sposta di qualche chilometro più giù, esattamente 250, finalmente vicino al mare… e che mare… quello del Golfo dei Poeti, che va da Lerici a Porto Venere, ancora in B tra le file degli aquilotti spezzini, ma durata solo un anno con un bel piazzamento nei playoff. Ricordo con piacere i fratelli del ristorante “Il Centro” a Cadimare, Massimo, Enzo e il grandissimo Ciro proprietario del ristorante Alinò, punto di riferimento per chi come me era lì senza famiglia perché sì, mia moglie era rimasta a Novara, incinta del mio secondogenito…  non so quante volte e quanti km ho macinato per fare avanti e indietro nel fine settimana per raggiungerla … infatti alla fine ero un po’ stanco a fine stagione … avevo un altro anno da fare a spezia, ma sentivo che nell’ aria c’era un profumo di cambiamento, come infatti in ritiro avvenne, con un nuovo staff, un nuovo team e nuovi  giocatori. Mi prospettarono Pisa come nuova destinazione e come un lampo senza pensarci dissi di si … mi affascinava la nobile decaduta con fame di vittorie, era la piazza giusta per me, sognavo di giocare in uno stadio come l’Arena e la sua Curva. Oltre ad essere un bel progetto, era la concreta possibilità di dare risposte a me stesso: “Ci sei ancora Andrea? Sei finito o hai ancora voglia?” La risposta in campo non è immediata… si torna in C dopo un centinaio di partite in B e una ventina in A e 4 gol… mi piacciono le sfide, mi piacciono le piazze calde, ma non avrei mai pensato di scrivere oggi da residente Pisano, perché Pisa per me oggi è più di una squadra, Pisa per me è più di una città, Pisa per me è più di una annata calcistica, Pisa per me è più di una torre, Pisa per me è uno shaker di emozioni, è l’unione tra la bellezza culturale e un popolo di assoluto orgoglio, amante della propria origine, amante dei propri colori. Passione e tenacia sono le caratteristiche che mi hanno conquistato perché in fondo in fondo anche io sono così … le emozioni le vivo a 360 gradi, mettendoci tutto me stesso e spesso lasciando un pezzo di me in ogni cosa che faccio, riducendomi a brandelli, ma felice … da buon siciliano, ma come un buon pisano … ho giocato 122 partite ufficiali segnando 4 gol, come il mio numero di maglia, ormai tatuato dietro la schiena. Mi chiamano ancora “Il Sindaco” come a Novara … mi rispettano per quello che sono e come sono… vero, sincero, tosto, ma buono … non voglio ricordare nessuno in particolare, perché rischierei di dimenticare qualcuno in queste annate belle, ma difficili  e complicate: 4 presidenti diversi, 8 allenatori e non so quanti compagni in solo 4 anni testimoniano le difficoltà incontrate … ma Pisa è affascinante proprio per questo, perché a Pisa e nel Pisa sono tutti al loro modo eccezionali. Porto con me i pezzi di tutti quanti e tutti quelli che hanno avuto a che fare con me, sia dentro che fuori il campo … non giocherò più a calcio, non entrerò più in scivolata, non batterò più la mano sul cuore tre volte prima di entrare in campo, ma la cosa che mi rincuora è che dopo i miei 20 anni di onorata carriera sono sicuro che Andrea Lisuzzo … il numero 4 … il ragazzo di Palermo … quello senza capelli… quello che si riconosceva dalla maglia diversa, perché sempre zuppa e bagnata di sudore già al 10’ del primo tempo … quello che non smetteva mai di urlare in campo …quello lì … avrà un posto nel cassetto dei ricordi di ognuno di voi … come voi ne avrete uno dentro il mio … Ringrazio tutti per tutto, adesso è veramente finita, il mio respiro è normale. Sono fiero e sereno, non sbatto la porta, ma me ne esco in silenzio. Sono pronto, per nuovi progetti e nuove sfide … come ho sempre fatto, senza paura.

È il mio stile.

Buona vita a tutti.”

Commenti

Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018